Vicesindaco leghista perde passaporto, rimpatriato dalla Cina. "Trattato da clandestino"

Era stato invitato in rappresentanza del Comune ma è stato costretto a tornare a casa dopo aver trascorso 16 ore bloccato in aeroporto

Costantino Eretta

Costantino Eretta

Sarzana (La Spezia), 11 novembre 2019 - Il viaggio in Cina per rappresentare il Comune del vicesindaco Costantino Eretta, accompagnato dal giornalista Luca Manfredini e dal primo cittadino di Mulazzo Claudio Novoa, su invito della città di Lishi, si è trasformato in un incubo. Bloccato all’aeroporto di Pechino per quasi 16 ore poi rispedito dalle autorità cinesi in Italia su un aereo diretto a Milano. «Come un extracomunitario clandestino. Tutto per lo smarrimento o il furto del passaporto» spiega. Ora chiede un incontro con l’ambasciatore cinese in Italia per avere chiarimenti.

«Ho subìto veramente un trauma – racconta ieri Costantino Eretta – Tutto regolare fino all’arrivo a Pechino quando mi sono accorto di non avere più il passaporto che avevo, ovviamente, alla partenza e ho mostrato alla hostess quando sono salito in aereo. L’avevo messo in tasca, forse nella notte mi è caduto oppure mi è stato rubato. Credevo fosse un problema risolvibile visto che avevo l’invito ufficiale delle autorità cinesi invece li è iniziato l’incubo».

Per la polizia cinese il vicesindaco di Sarzana era solo uno straniero senza documenti. «A nulla è servito – riprende Eretta – far vedere la lettera del governo cinese e gli omaggi che avevo portato. Passano le ore e mi dicono: vediamo come fare. Anche se mi sono reso conto che non stavano facendo nulla. A quel punto contatto la Farnesina, l’ambasciata italiana in Cina, che cercano in tutti i modi di trovare una soluzione nel frattempo Luca Manfredini , il sindaco di Mulazzo e la delegazione cinese sono costretti a proseguire il viaggio per Lishi, quindi resto solo nell’area transiti dell’aeroporto di Pechino. Non c’è una macchinetta per un caffè, niente acqua, devi chiedere il permesso per andare in bagno e farti accompagnare. Una situazione incredibile, da prigioniero».

Eretta è rimasto in contatto con l’ambasciata italiana. «Sono stati tutti gentilissimi: mi hanno riferito che erano disponibili a rifarmi il passaporto – racconta – è necessario però fare denuncia alla polizia cinese dicendo che il documento era sparito in aereo ma loro non me lo consentono. Alla fine mi dicono che devo rientrare in Italia: non c’è altra soluzione. Sono rimasto 16 ore in aeroporto mi hanno imbarcato all’una di notte, dopo 48 ore in piedi. Nessuna assistenza: venivano, sparivano. Un incubo senza fine. Quando sono sbarcato a Milano c’era la polizia italiana, perché risultavo clandestino. Poi ho dovuto prendere un treno, andare a Prato dove avevo lasciato l’auto alla partenza. Ero partito mercoledì mattina alle 8 da Sarzana sono arrivato a Pechino alle 6 ora italiana del giorno dopo, ho aspettato fino all’una di notte e alle 6 ero di nuovo in aeroporto a Milano. Mi sono subito messo in contatto con l’ambasciatore cinese in Italia per avere un appuntamento: voglio chiarimenti. Sono stato invitato dal governo cinese e vengo trattato in questo modo? Pensiamo ad una persona che magari è in viaggio turistico e si trova in questa situazione micidiale. Io bene o male ho i contatti, conosco le lingue, avevo il numero della Farnesina, del consolato. Manfredini, che non rappresenta Sarzana, e il sindaco Novoa volevano fermarsi con me ma sono stati invitati a proseguire: potevano esserci problemi per loro se si opponevano. Tre giorni da incubo ma per i cinesi non è successo nulla, hanno letto i miei discorsi! Ti rubano o perdi il passaporto e i cinesi ti prendono a calci e ti rimandano nel tuo paese: questo può succedere agli italiani in Cina».