Rileggere Alan Turing al tempo di GPT. Ovvero, parlare di intelligenza artificiale oggi partendo dalle intuizioni e dalle teorie geniali di 75 anni fa. È dedicato a questo tema uno dei trenta eventi della XXI edizione del Festival della mente. Ad accompagnare il pubblico nell’affascinante viaggio che porta da Turing all’IA sarà Nello Cristianini, professore di Intelligenza artificiale alla University of Bath.
Professore, chi era Alan Turing e perché rileggerlo oggi?
"E’ il padre dell’informatica. Negli anni Trenta del secolo scorso creò la teoria dei computer che ancora oggi si studia al primo anno di università. Era un precursore, un visionario geniale. Le sue intuizioni sono tecniche ma anche culturali. Disse: un giorno cambieremo il modo in cui usiamo le parole ’pensare’ e ’intelligenza’. Aveva ragione, l’abbiamo fatto già con molte altre tecnologie. Ecco lui aveva visto come sarebbero cambiate la cultura e la tecnica. Immaginiamo cos’era un computer negli anni 1949-1950, ai tempi in cui scriveva. Era una parete di metallo e valvole. Niente schermo, niente tastiera, niente microfono. L’idea che quella parete potesse pensare era incredibile. Ma lui suggerì che avrebbe potuto farlo. E, cosa ancor più straordinaria, che ci sarebbe riuscita non mediante programmazione ma mediante apprendimento".
E poi lanciò la sfida del cosiddetto test di Turing.
"Sì. Verso la fine della sua breve vita, si pose la domanda se queste macchine potessero in futuro diventare intelligenti e lanciò la sfida che prese il nome di Test di Turing: possiamo creare una macchina con cui conversare senza poterla riconoscere come tale? Oggi le macchine hanno superato il test e rileggere gli scritti di Turing ci aiuta a capire il presente e a ricordare quel personaggio geniale e tragico".
Sarà una lezione tecnica?
"No, la definirei più una lezione di storia e letteratura scientifica. È una gioia leggere gli scritti di quegli anni e confrontarli con la vita di oggi. È un esercizio che ci dà l’opportunità di fermarci ad apprezzare il contributo di Turing e di comprendere quanta strada abbiamo fatto da allora. È un momento di gratitudine verso quello scienziato così lungimirante e sfortunato. Leggeremo i suoi ultimi articoli e li confronteremo con il presente. I suoi consigli, sull’uso del machine learning, sono stati ascoltati; le sue previsioni su come sarebbe cambiato il nostro uso di parole come ‘intelligenza’ e ‘comprensione’ si sono avverate. Anche i suoi avvertimenti sui potenziali rischi di questa tecnologia stanno prendendo forma e andrebbero presi sul serio. E viene da chiedersi cosa direbbe se fosse qui oggi? E cosa avrebbe detto se avesse potuto assistere al summit di Bletchley Park, dove lo scorso novembre 28 paesi si riunirono per firmare una dichiarazione d’intenti per lo sviluppo dell’IA in condizioni di sicurezza e per assicurarsi che queste macchine trattino tutti in modo giusto ed equo".
Già, quello stesso Bletchley Park che, durante la seconda guerra mondiale, fu il principale centro di crittoanalisi del Regno Unito. Il centro in cui Turing ideò tecniche per violare i cifrari tedeschi, incluso l’utilizzo di una macchina elettromeccanica chiamata ’Bombe’ in grado di decodificare codici creati dalla macchina crittografica Enigma, considerati inviolabili, salvando milioni di vite. "Quante cose sono cambiate – conclude Cristianini –. Quante cose aveva previsto Turing e quante di queste sono successe. È importante fermarsi e pensare. Ecco la lezione".
Nello Cristianini terrà la sua lezione “Rileggere Alan Turing al tempo di GPT” sabato alle 11 con replica alle 14.15, al cinema Moderno.