Informazioni ESG e competitività: una relazione che è motore di nuove forme e strategie

TCA SpA
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La rendicontazione di sostenibilità è oggi volontaria per la maggioranza delle imprese, salvo per poche categorie, per le quali è già obbligatoria: società quotate, banche e assicurazioni di grandi dimensioni e Società Benefit.

Le cose stanno per cambiare perché, a Gennaio 2023, l’Unione Europea ha pubblicato la direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive, e l’Italia, come ogni stato membro, avrà 18 mesi di tempo per recepirla nei propri ordinamenti.

Cosa cambia per le imprese? Innanzitutto cambia il perimetro delle imprese soggette a rendicontazione ESG. In numeri si passa da 11.500 a 50.000 imprese circa in tutta Europa, da poco più di 200 a circa 8.000 in Italia. Tutte le quotate, escluse le micro imprese, e tutte le grandi imprese con più di 250 dipendenti, stato patrimoniale di almeno 20 mln di € e/o fatturato superiore a 40 mln di €, si troveranno nel 2026 a presentare il primo bilancio di sostenibilità, per l’esercizio 2025.

Sarà importante rendicontare il come un determinato tema impatta a livello finanziario verso l’impresa, così come l’insieme di effetti che l’impresa genera o contribuisce a generare verso i propri portatori di interesse, a livello ambientale, sociale ed economico, con informazioni sia quantitative che qualitative.

Fornire informazioni ESG diventerà importante anche per tutte le altre imprese, che seppure non rientrano nella direttiva, fanno parte della catena del valore di imprese soggette, e dovranno per questo saper dare informazioni, più o meno strutturate, sulla propria sostenibilità (ambientale, sociale ed economica).

La Direttiva prevede infatti un tempo non superiore a 3 anni, di cui l’impresa soggetta all’obbligo di rendicontazione di sostenibilità potrà avvalersi, per mettersi in pari con le eventuali informazioni mancanti, qualora non riuscisse a ottenere informazioni dalla catena di fornitura, ad esempio. Va da sé quindi, che per ogni impresa, strutturare e saper dare informazioni ESG su se stessa, diventerà un elemento di competitività, necessario per stare sul mercato e continuare ad essere parte di catene del valore altrui.

Il nuovo paradigma della sostenibilità richiederà senza dubbio un impegno per le PMI, ma porterà anche diversi vantaggi. Salire sul treno della trasparenza in ambito ESG sarà infatti non solo fondamentale per continuare a servire altre imprese più grandi, ma aiuterà anche il rapporto e il rating presso istituti di credito, compagnie assicurative e offrirà vantaggi reputazionali presso ogni tipo di pubblico. In generale nutrirà e costituirà la competitività, in senso molto esteso.

Se di modelli di rendicontazione e percorsi ESG per imprese di ogni dimensione, quindi, si comincia molto a parlare, è opportuno dire che non per tutte le imprese saranno obbligatori o più efficaci gli stessi strumenti. Non per tutti sarà necessario fornire un bilancio di sostenibilità ad esempio. Sarà per tutti sicuramente importante però saper rispondere con informazioni qualitative e quantitative a questionari, somministrati da banche o da aziende clienti, o dall’assicurazione, che indagherà l’approccio in ambito ESG dell’impresa. Ciò che è chiaro, è che il solo bilancio di esercizio, non sarà più lo strumento sufficiente a fare sì che una qualsiasi controparte si possa fare un’idea completa e adeguata dell’impresa.

TCA SpA, precorrendo molto i tempi, ha scelto di offrire informazioni finanziarie e non, redigendo il Report Integrato, con la guida della società di revisione Deloitte & Touche e attraverso standard strutturati, a partire dal 2016. Lo ha fatto in tempi non sospetti, su base volontaria, non essendo soggetta ad alcun obbligo normativo in tal senso.

Lo strumento del Report Integrato, scelto da TCA SpA, non è un semplice bilancio di esercizio, ma un documento che racconta, di anno in anno, come una determinata organizzazione, che opera in un certo contesto, e dispone di certe risorse da trasformare in prodotti e servizi, sappia impattare in termini di creazione di valore, aumentando o riducendo i capitali iniziali disponibili (finanziario, intellettuale, umano, sociale e relazionale, naturale). Di questa modalità di racconto di sé, è senza dubbio interessante la rappresentazione delle connessioni tra un capitale e l’altro.

Andrea Susi, Chief Financial Officer di TCA SpA, racconta il percorso di redazione del Report Integrato come sicuramente impegnativo, ma del tutto sensato e sempre più necessario. Lo strumento va naturalmente a creare e rinforzare quel coordinamento tanto importante, tra strutture interne che presiedono alle varie funzioni ESG. Strutture interne che, con approcci embrionali o più o meno strutturati, esistono o si formano, aumentando le possibilità di puntuale presidio e la raccolta di informazioni non finanziarie.

L’adozione di questo approccio, continua Susi, ha senza dubbio aiutato l’evoluzione intorno alla quale nuclei strategici per l’impresa sono stati costruiti: la strutturazione del team ambientale, del team di compliance, del presidio HR ad esempio, così come lo spostamento della governance, da un modello centralizzato, all’attuale modello distribuito.

Susi attesta come il report integrato sia diventato a tutti gli effetti uno strumento strategico, per l’azienda. “Disporre di una fotografia, che evidenzi il dato ma soprattutto gli avanzamenti raggiunti, le aree di miglioramento, ma anche l’approccio e la strategia di lungo periodo, senza dubbio aiuta ogni funzione aziendale e ogni controparte che si relaziona con noi”.

Sebbene gli indicatori prettamente economici siano ancora i primi a essere valutati e attenzionati dai più, è evidente come l’insieme di tutte le altre informazioni, aiuti TCA a entrare e fare parte di certi mercati, stimoli la collaborazione con certe catene di fornitura, mantenga la fiducia di player fondamentali per il proprio business, come le associazioni, la comunità e gli istituti bancari.

lamine TCA SPA
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