Calciopoli toscana, chiesto il processo per diciannove. C'è anche l'ex arbitro Trefoloni

Tre i filoni dell'inchiesta: la tratta dei baby calciatori, le partite combinate e i lavori allo stadio di Prato

Matteo Trefoloni

Matteo Trefoloni

Prato, 18 novembre 2018 - Dopo la chiusura delle indagini sulla Calciopoli toscana lo scorso settembre, arrivano le richieste di rinvio a giudizio avanzate dai magistrati titolari dell'inchiesta, i sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli della Procura di Prato.

Sono diciannove le richieste di rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta, che si è mossa su tre filoni d'indagine: la tratta dei baby calciatori dall'Africa, la combine di alcuni incontri e le irregolarità nei lavori allo stadio "Lungobisenzio" di Prato.

Sicuramente il nome che più è conosciuto tra quelli per cui è stato chiesto il processo è quello di Matteo Trefoloni, ex arbitro di Siena di fama internazionale, che deve rispondere di frode sportiva per la partita del campionato di eccellenza Sestese-Nuova Chiusi dell’aprile 2017. L'accusa è stata mossa a Trefoloni in quanto presidente del comitato regionale arbitri della Toscana, che avrebbe preso accordi con l’ex patron della Sestese, Filippo Giusti (che ha patteggiato a indagini in corso), e con Fabio Bresci, vicepresidente della Lega nazionale dilettanti, per designare un arbitro che avrebbe favorito la Sestese nello spareggio paly out. L’arbitro scelto fu Federico Masilunas.

La richiesta di rinvio a giudizio per aver aggiustato o tentato di aggiustare i risultati di alcune partite del campionato 2016-2017 è arrivata per il direttore generale della Sinalunghese Bruno Mugnai, per il calciatore e l’allenatore del Foiano Filippo Zacchei e Luca Brini, per i direttori sportivi Alvaro Finocchi Arcipreti e Stefano Fiorini, per il calciatore della Bucinese Christian Prosperi, per il presidente e calciatore del Firenze Ovest Piero Colzi e Niccolò Terrafino, per il presidente dell’Aglianese Fabrizio Giusti.

Restano altri sette indagati che devono rispondere di immigrazione clandestina delle giovani promesse del calcio portate in Italia dalla Costa d’Avorio con la scusa di partecipare a stage sportivi e per le presunte irregolarità nei lavori allo stadio Lungobisenzio di Prato.

Il patron biancazzurro Paolo Toccafondi è accusato di aver favorito l’ingresso illegale in Italia di minori per trarne profitto, di falso per aver presentato un documento fittizio al giudice tutelare per l’affidamento di un giovane straniero e per abuso di ufficio in concorso con il carabiniere Goffredo Brienza.

Laura Natoli