REDAZIONE PRATO

"Nuti mi voleva per il suo nuovo film. Ero felicissima, ma poi l’incidente..."

Edy Angelillo, l’attrice che ha lavorato con Sordi, Verdone, Nichetti e in tv con Pippo Baudo, per i pratesi è e sarà per sempre la protagonista di "Madonna che silenzio c’è stasera"

Edy Angelillo

Prato, 9 novembre 2014 - Ha tenuto a battesimo la carriera di Maurizio Nichetti in “Ratataplan”, ha diviso la scena con Alberto Sordi e Carlo Verdone in “In viaggio con papà”, è stata la partner di Pippo Baudo in una edizione di “Domenica in” e del Festival di Sanremo, ma per i pratesi e per i fans di Franesco Nuti, Edy Angelillo è stata e sarà per sempre la protagonista di “Madonna che silenzio c’e’stasera”. Il primo film da protagonista di Cecco di Narnali, recentemente restaurato ed uscito in vendita per l’home video occupa un posto importante nella carriera dell’attrice. Il suo personaggio, una prostituta un po’ naif e surreale (ma certamente mai volgare) è entrato nel cuore degli spettatori che ne decretarono il successo nel 1982. Costato meno di quattrocento milioni con un incasso di quasi tre miliardi di lire, girato in cinque settimane tutto in città (centro storico e periferie) diretto da Maurizio Ponzi.

Signora Angelillo, che cosa la spinse ad accettare quel film? Lei veniva da grandi successi in cinema e tv, “, lui era appena uscito dal gruppo dei Giancattivi...

«Prima di tutto la sceneggiatura. La lessi subito e capii quanto fosse ben scritta e divertente. E poi l’idea di lavorare con autori giovani, quelli che sempre mettono nelle prime esperienze una gran passione. Ecco, era una sceneggiatura piena di passione e piena di energie, cosa che si trova assai raramente».

Come mai è diventato negli anni un piccolo cult?

«Perché era una bella commedia intelligente realizzata da tutti con amore che aveva sì i momenti comici ma anche alcuni poetici, onirici e surreali. Rappresenta proprio la migliore commedia che si faceva negli anni ’80».

E che tipo di collaborazione nacque con Francesco Nuti? Il feeling professionale scattò subito?

«Nacque subito una simpatia reciproca. Francesco era buffissimo, divertentissimo, un vero toscanaccio. Tutta la lavorazione fu serena e tranquilla. Lui amava tantissimo farmi gli scherzi anche durante le scene che avevamo insieme. Infatti abbiamo dovuto rigirare spesso. E poi mi ricordo le grandi cantate in coppia, i controcanti… ci divertivamo a fare la nostra versione di Ebony and Ivory di Stevie Wonder e Paul Mc Cartney. E’stata una esperienza favolosa con un Francesco molto semplice, non ancora entrato nell’ingranaggio del grande successo. Non era ancora strafamoso o straricco, non aveva ancora sulle spalle il peso di un intero film».

E per lei fu anche la prima volta a Prato.

“Sì. Non c’ero mai stata. E purtroppo non ho mai avuto più l’occasione di tornarci. Peccato. Trovai una città molto carina e molto ospitale. Ricordo la bellezza di alcune zone del centro storico, dove erano ambientate quasi tutte le sequenze con il mio personaggio. Quei giardini vicino alla chiesa… che belli. Mi accorsi subito che intorno al film c’era molta curiosità. Tutti i pratesi erano molto ospitali, accoglienti e protettivi nei nostri confronti. Ho davvero un bel ricordo».

Fu facile entrare nello spirito pratese e toscano del film?

«Voi toscani siete favolosi. Avete un senso di appartenenza alla propria città meraviglioso. E vi invidio molto. Sentite e vivete fortemente le vostre radici. Anche tra un paesino e l’altro. E’una bella cosa che confesso di non avere. Io sono nata a Venezia, cresciuta a Milano e vivo a Roma da anni. Per me è difficile sentire questo senso di appartenenza ad una città piuttosto che ad un’altra. Io mi sento italiana e basta. Ma voi toscani siete così. Diciamo che dopo un primo imbarazzo iniziale durato davvero pochi secondi sono riuscita ad entrare in questo vostro spirito che amo da morire».

Dopo quel film le è capitato di incontrare di nuovo Francesco?

«E’capitato di incontrarci di sfuggita qua e la a qualche premiazione. Ci siamo abbracciati con molto affetto ed è stato un grande piacere. Poi qualche settimana prima dell’incidente del 2006 mi chiamò per propormi di partecipare al suo nuovo film ‘Olga e i fratellastri Billi’. Io ero al settimo cielo. Era un copione bellissimo, ed io ero entusiasta all’idea di tornare a lavorare con lui. Purtroppo poi è successo quello che sappiamo tutti».

Con quali parole vorrebbe salutare Francesco?

«Vorrei dirgli che tutte le volte che penso a lui penso ad un momento bellissimo della mia vita e della mia carriera. Penso a quel piccolo film che è diventato un cult, penso a tutte le risate che abbiamo fatto, penso a tutte le volte che abbiamo cantato Ebony and Ivory. Per me è stata una bellissima gita scolastica che conservo nel cuore”.

Federico Berti