
Le indagini sul delitto di Prato sono state svolte dalla polizia di Stato
E’ stato colpito con un cacciavite al cuore al culmine di una lite scoppiata in un campo incolto alla periferia di Prato. Per Vladimir Lleshi, albanese di 37 anni, non c’è stato scampo: è morto poco dopo in ospedale. L’omicidio è avvenuto giovedì intorno alle 18,40. Oltre a lui è rimasto ferito a un occhio un ragazzo di 21 anni, albanese e nipote della vittima. Un fatto grave avvenuto in un orario in cui ci sono ancora molte persone in strada e su cui la squadra mobile sta cercando di fare chiarezza. La sera stessa del delitto la polizia ha bloccato due giovanissimi albanesi, 17 e 19 anni, entrambi incensurati e ospiti in casa famiglia (il minorenne frequenta una scuola per idraulico, l’altro è elettricista), portati in Questura e interrogati a lungo, assistiti dagli avvocati Roberta Roviello e Massimiliano Tesi.
Secondo quanto emerso, i due si erano dati appuntamento con il ventunenne nel campo di via Corridoni. Doveva essere un incontro a due, ma il ventunenne è arrivato accompagnato dallo zio, Llashi, e da un’altra persona. Secondo il racconto dei ragazzi, il gruppo li avrebbe aggrediti a calci e pugni. Qualcuno, a quel punto, avrebbe estratto il cacciavite e nella colluttazione avrebbe colpito Llashi perforagli il cuore. Il chiarimento, secondo il racconto dei giovani, sarebbe stato richiesto dal ventunenne per un messaggio inviato a una ragazza.
Una versione che però non convince gli investigatori: le modalità e la presenza dell’arma (il cacciavite trovato sul luogo del delitto oltre a un taglierino) farebbero pensare a un regolamento di conti per motivi ben più seri. I giovani sono stati rilasciati in attesa degli sviluppi delle indagini. La procura ha aperto un fascicolo per rissa aggravata e omicidio volontario e ha disposto l’autopsia.
Laura Natoli