Prima udienza? Ripassi nel 2025. E poco importa se quando il processo si aprirà la prescrizione starà già bussando alla porta. E’ quanto accade nel tribunale di Prato, soprattutto nei casi in cui la Procura esercita l’azione penale emettendo le citazioni dirette a giudizio, ossia quei procedimenti che vanno direttamente a processo senza passare dall’udienza preliminare. Il che potrebbe anche fare piacere a qualche imputato, meno sicuramente alle eventuali parti offese che per vedersi riconoscere un diritto dovranno aspettare ancora parecchi anni.
La situazione del tribunale di Prato sembra peggiorare giorno dopo giorno con processi che forse non vedranno mai la luce. Ne è un esempio recente la citazione diretta a processo per i 27, fra sindacalisti dei Sì Cobas ed ex operai della Texprint, che dovranno rispondere di violenza privata, danneggiamento e percosse per i picchetti permanenti organizzati fuori dalla ditta a gestione cinese di via Sabadell. Il processo non si aprirà prima del 2025 come ha stabilito il ’cervellone’ del tribunale, il computer che assegna in automatico i fascicoli ai giudici e che stabilisce la data della prima udienza. Si tratta di un iter che va in automatico a seconda dei processi che ogni giudice può seguire annualmente. E’ il giudice stesso – a seconda dei propri carichi di lavoro – che decide, in accordo con la direzione del tribunale, come impostare la scadenza dei nuovi processi. E in molti casi la prima data disponibile è proprio nel 2025. Ci vogliono, dunque, minimo tre anni prima che un imputato possa chiarire la propria posizione o che una parte civile possa vedersi riconosciuto quanto gli spetta. Una situazione grottesca che rallenta il già difficoltoso iter giudiziario.
E’ una grana dopo l’altra quella che si trova ad affrontare ogni giorno il tribunale. Quando ci sono i problemi strutturali (ieri ad esempio nell’aula delle preliminari la temperatura era glaciale), quando quelli organizzativi e di personale. I carichi di lavoro sono elevati e le carenze di organico sono evidenti. Basti pensare, come riferito ieri da La Nazione, che l’ufficio "decreti ingiuntivi" del giudice di pace è stato costretto a chiudere i battenti da una ventina di giorni in quanto l’unica addetta è in aspettativa e il tribunale non ha nessuno per sostituire l’assenza. "Su 15 dipendenti che dovrebbero esserci come da pianta organica – spiega il presidente del tribunale Francesco Gratteri – ne abbiamo presenti solo cinque. L’attività dell’ufficio è stata sospesa e speriamo che possa ripartire il 20 dicembre quando un’addetta, che è stata distaccata al tribunale, tornerà al giudice di pace". I numeri di certo non aiutano. Se i magistrati ci sono, non si può dire lo stesso dei cancellieri e del personale amministrativo. A fronte di 71 unità, al lavoro ce ne sono 48. Il palazzo di giustizia è arrivato a collezionare il 35% di scopertura di organico tanto che il numero delle udienze penali è stato ridotto drasticamente perché non ci sono i cancellieri che possono presiedere i processi.
E dopo il danno anche la beffa. Gratteri ha spiegato che ci saranno a breve due concorsi nazionali per funzionari e cancellieri. "Al tribunale di Prato è stato assegnato un solo funzionario e nessun cancelliere", chiosa amareggiato. "Siamo a un passo dal baratro – dice Walter Vizzini della funzione pubblica Cgil che da 15 anni segue il tribunale – E’ una scelta politica quella di non ascoltare il tribunale pratese. Abbiamo chiesto più volte un incontro al Ministero ma nessuno si è mai degnato neppure di rispondere". Non c’è da meravigliarsi se le prime udienze dei processi vengono fissate nel 2025.
Laura Natoli