
Un distretto a diverse velocità: dopo la deflagrazione dell’alluvione, c’è chi è stato più fortunata ed è già ipartito col lavoro. C’è poi chi non ha subìto troppi danni, ma ha a che fare con lavorazioni ferme e chi invece ha le aziende in panne perché macchinari e merci rimasti a lungo sotto più di un metro e mezzo di fanghiglia e detriti.
Massimo Carosella, titolare della D’Etoffe, azienda di Montemurlo che esporta per l’85% velluti pregiati sul mercato internazionale, si definisce "fortunato" perché da lunedì mattina i telai hanno potuto riprendere a funzionare. "Al momento siamo al 70% dell’attività, ma arriveremo a lavorare a pieno ritmo entro la fine della settimana", commenta il titolare che ha due stabilimenti, uno a Montemurlo e l’altro ad Agliana. In quest’ultimo i maggiori problemi per l’esondazione di un canale che si è portato dietro rami e detriti. "Dall’alba di venerdì fino a domenica pomeriggio tutti i dipendenti si sono prodigati per liberare il capannone con in mano spazzoloni. Poi sono stati ripuliti e ripristinati i telai, mentre nel capannone di Montemurlo abbiamo risistemato tutto in un giorno e mezza. La stima dei danni? Tra immobili e materiale bagnato si può parlare di 300mila euro, ma attendo i periti". Una ripartenza di squadra tanto che Carosella annuncia una ricompensa per i suoi dipendenti: un premio nella busta paga di novembre.
Anche Giovanni Gramigni del Lanificio Bisentino rientra tra quelli fortunati: "L’acqua è entrata dappertutto, ma senza grossi danni sia alla merce a Comeana sia alla filatura a Vaiano. Dopo l’asciugatura, siamo tornati ad essere operativi – dice – Le difficoltà maggiori dipendono dalla merce in lavorazioni esterne danneggiate dall’inondazione". Gramigni accende i riflettori sull’anima di una filiera che ora più che mai deve rispondere alla calamità in modo compatto: "La speranza è che i clienti siano comprensivi di fronte alla situazione. La flessione di capacità produttiva si deve rimediare collaborando tra chi ha avuto e chi non ha avuto danneggiamenti per riavere il distretto al 100% in pochi mesi. La presenza del ministro Antonio Tajani a Prato a pochi giorni dall’alluvione mi pare un’ottima partenza, ma non un arrivo".
Di segno opposto quello che sta vivendo una delle aziende storiche, la Pecci Filati. "E’ una situazione imponente perché nel nostro stabilmento di 20mila metri quadrati a Capalle si sono riversate le esondazioni del Bisenzio e della Marinella. Lavorazioni e macchinari della filatura sono finiti sotto un metro e mezzo di acqua. Restano 10 centimetri di poltiglia sotto le macchine: dobbiamo pulire per capire se potremo recuperarle. Non è facile svuotare i locali: siamo senza energia elettrica". Una descrizione drammatica quella di Roberta Pecci che stringe il cuore di fronte ad un gioiello del distretto pratese. "Ci siamo rimboccati le maniche con i dipendenti e con società di bonifica. Si spera di arrivare a febbraio col campionario per la stagione invernale". Il torrente Agna ha fatto danni ingenti nella zona industriale di Montale, dove hanno l’attività molti pratesi, tra cui Massimo Banchi con la sua Maison Banchi, che produce materassi. "Finalmente stamani (ieri, ndr) è arrivata la protezione civile della Liguria – dice – Nessuno aveva ancora capito la portata di quello che è accaduto qui col fiume che ha rotto l’argine. Una bomba d’acqua che ha divelto di tutto". Lorenzo Bandinelli, capogruppo gruppo consiliare Centrodestra per Montale, sostiene che "quello che è avvenuto è passato per diversi giorni in secondo piano, ma la devastazione è stata totale. La rottura dell’argine dell’Agna di circa 50-60 metri ha riversato, e sta riversando, una quantità incredibile di acqua. I danni? Forse di molti milioni".
Il giorno dopo la visita di Tajani, i sindacati, non invitati all’incontro in Comune, fanno sentire la loro voce chiedendo "l’attivazione di un ammortizzatore sociale unico sul modello di quanto fatto in Emilia Romagna" e "da attivarsi retroattivamente" dal 2 novembre. Una richiesta che parte da un documento condiviso di Cgil e Uil e da un documento di Cisl Firenze-Prato. Una indicazione che cozza con quanto emerso nel confronto con il ministro in cui si è parlato della necessità di ristori e sgravi fiscali per le imprese.
Sara Bessi