Santo Stefano, la nuova frontiera dell’urologia

Il direttore del reparto: "L’ipertrofia alla prostata si può sconfiggere con un sistema rapido e mini invasivo"

Migration

PRATO

Minima invasività, rapidità di esecuzione, ricovero ospedaliero ridotto grazie ad un intervento in day-hospital o in ambulatori specializzato seguito da una breve osservazione ed in condizioni di massima sicurezza per il paziente. Sono questi i vantaggo che l’Urologia del Santo Stefano, diretta dal dottor Franco Blefari, assicura nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, la patologia caratterizzata da un aumento di volume della ghiandola prostatica.

Dottor Blefari, che tipo di intervento propone?

"L’Urologia pratese rimane leader e punto di riferimento nazionale per la tecnica HoLEP che, con l’uso del laser ad Holmium, consente l’enucleazione endoscopica di adenomi prostatici anche di grandi dimensioni consentendo di evitare l’intervento chirurgico a ’cielo aperto’ con risparmio di perdite di sangue e degenza più breve".

E adesso quale nuova tecnica si pratica al Santo Stefano?

"L’Urologia pratese e la sua equipe è sempre all’avanguardia e non è disposta a perdere occasioni di crescita tecnologica. E’ stato introdotto ed è stato usato per la prima volta nei giorni scorsi il sistema Rezumtm".

In che cosa consiste?

"Consiste in un generatore di energia che consente di iniettare, sempre per via endoscopica, nel tessuto prostatico piccole quantità di vapore acqueo che, disperdendosi tra le cellule, grazie allo shock termico che si determina crea un danno della parete cellulare ed un danno focale alla circolazione del sangue nel tessuto trattato con la conseguente necrosi di questo. Le cellule denaturate vengono lentamente assorbite e il volume del tessuto prostatico che occlude l’uretra si riduce così come l’ostacolo al passaggio dell’urina attraverso di essa".

E’ un sistema adatto per tutti?

"Come tutte le tecniche, il Rezumtm non è la soluzione per tutte le prostate ma i casi a cui proporre la metodica possono essere diversi. Pazienti che non vogliono o non possono assumere farmaci o con scarsi risultati con le terapie farmacologiche, pazienti interessati a mantenere l’eiaculazione dopo il trattamento, pazienti con limitazioni ad essere sottoposti ad anestesia, pazienti con catetere permanente".

Quali sono gli altri vantaggi?

"E’ pratica di interesse sia per l’urologo sia per il sistema sanitario che per il paziente, riducendo le liste d’attesa, abbattendo i costi legati a interventi chirurgici e consentendo, anche nella emergenza Covid19, di trattare la patologia senza ospedalizzazione. Il paziente torna a casa col catetere vescicale che viene tolto in media dopo 10 giorni, quando può riprenderela minzione spontanea. I pazienti trattati non hanno difficoltà ad essere sottoposti ad un altro trattamento di resezione o laser nel caso in cui il risultato minzionale non fosse sufficiente".

Sara Bessi