
L’attore e cantante pratese Marco Cocci
Debutta anche a Prato domani alle 19 al Garibaldi il film documentario San Damiano, acclamato al Festival del cinema di Roma. A presentarlo in sala saranno i registi Gregorio Sassoli e Alejandro Fuentes accompagnati dal cantante attore pratese Marco Cocci, che ha così apprezzato il progetto da farsene testimonial. Il film nasce dall’esperienza di Sassoli e Cifuentes come volontari della comunità di Sant’Egidio nell’assistenza ai senza tetto della stazione Termini di Roma. "Una sera, spinti dal desiderio di conoscere più a fondo questa realtà – raccontano i registi –, abbiamo deciso di trascorrere una notte in stazione. Poco prima di coricarci si è avvicinato a noi un giovane polacco con una curiosa inflessione calabrese, Damian. Con una barzelletta è riesciuto a rompere immediatamente il ghiaccio e, quasi come un mago, ci ha rivelato di non dormire per terra come molti altri, ma di aver trovato un rifugio sopraelevato che chiama la mia torre...".
Ed è proprio di Damian e della sua straordinaria vita che i due registi raccontano. In fuga dai fantasmi del passato, 35 anni, polacco, è partito per Roma in cerca di una nuova vita. Senza un soldo in tasca, arriva alla Stazione Termini, sognando di diventare un cantante e assetato di amore. Conosce Sofia, senzatetto come lui: la loro storia d’amore divampa in mezzo al turbolento sfondo di Termini, catapultando Damian nel mondo capovolto di cameratismo e conflitti della comunità emarginata della stazione, dove il giovane polacco trova la famiglia che non ha mai avuto. Il film racconta tutto questo, ma anche una Roma cruda e intensa, fatta di inferi e di riscatto. "Per due anni abbiamo frequentato quotidianamente la stazione di Termini, di cui uno interamente dedicato alle riprese – spiegano i registi Sassoli e Fuentes –. Grazie a Damian, ci siamo addentrati in modo profondo nel mondo dei senzatetto che popolano i dintorni della stazione. Il tempo trascorso a Termini ci ha permesso di andare oltre la superficie e catturare la cruda essenza della vita in quel luogo, mostrando il volto di questi invisibili, uomini e donne non così diversi da chi, come noi un tempo, passando per la stazione si volta dall’altra parte per non vedere. Per non vedersi".