Prof a casa, alunni da soli in aula L’algoritmo continua a fare danni

Una vicenda che spiega bene la confusione che regna in questi primi giorni

A sei giorni dal suono della campanella, puntuali come ogni mattina dal 15 settembre a oggi, gli studenti della scuola media della provincia fiorentia sono in classe. In cattedra però non siede nessuno. La loro insegnante, 32 anni, di Prato, prof di italiano e storia, che lo scorso anno li ha seguiti, si trova a casa. Non per scelta, ma obbligata dal sistema. La docente è in attesa di un incarico come insegnante che ad oggi, sei giorni dopo l’inizio della scuola, non è ancora arrivato. È l’assurdo del sistema che incrocia dati e calcola punteggi affidandosi ad un sistemone elettronico, un procedimento tanto tecnologico quanto impreciso, che tutt’ora non riesce a far sì che ogni insegnante abbia il posto di lavoro che gli spetta e sia quindi in cattedra a insegnare le proprie materie fin dall’inizio dell’anno scolastico. La storia di C.C., docente che ci racconta questa storia preferendo indicare solo le proprie iniziali, è l’emblema di quanto ci sia di sbagliato e da correggere se è vero che una classe intera si trova a scuola senza insegnante mentre la loro prof è a casa senza un impiego solo per problemi burocratici, punteggi, algoritmi e tutto quello che ruota attorno alle nomine dei supplenti, così tanto complicate da creare delle assurdità come questa. "Non sono stata ancora chiamata per la supplenza e non so nemmeno per quale motivo", spiega C.C. "Al momento molti di noi precari non sono stati ancora chiamati perché l’algoritmo con il quale vengono fatte le nomine funziona male. Ci sono persone con punteggi alti superati da docenti con meno esperienza, professori già in ruolo richiamati per un posto a supplenza, tutte situazioni assurde che inevitabilmente allungano i tempi". In tutto questo, a rimetterci sono gli studenti che da sei giorni passano le ore che avrebbero dovuto essere dedicate all’apprendimento delle materie di italiano e storia a fare tutta’altro, e ci rimettono anche i lavoratori costretti a perdere giorni di stipendio. "Sono laureata in storia, la mia passione. Ho rifiutato un dottorato all’estero per insegnare e adesso mi ritrovo a casa in attesa di una chiamata. Possibile che succeda tutto questo?", si sfoga l’insegnante. Una storia simbolo che replica quanto accade di solito nelle scuole italiane, e Prato non fa eccezione, con decine di docenti a casa e allo stesso tempo decine di studenti senza docente. Tempo perso inutilmente proprio nell’anno della ripartenza dopo il Covid. "Sono andata a trovare i miei alunni dello scorso anno. All’inizio quando mi hanno visto si sono addirittura arrabbiati con me perché credevano che li avessi abbandonati", spiega. "Si sono sentiti soli, traditi, li ho seguiti per un anno intero e adesso non so se potrò tornare con loro. Per la verità al momento non so nemmeno quando e dove sarò chiamata per svolgere la professione che amo, tanto da aver rinunciato a una carriera all’estero".

Silvia Bini