REDAZIONE PRATO

Prato abbatte il caporalato: "Adesso in molti collaborano"

Il procuratore Tescaroli: "Già sessanta gli operai stranieri che hanno deciso di denunciare"

Il procuratore Tescaroli: "Già sessanta gli operai stranieri che hanno deciso di denunciare"

Il procuratore Tescaroli: "Già sessanta gli operai stranieri che hanno deciso di denunciare"

Sessanta lavoratori sfruttati hanno rotto il muro di omertà. Un successo quasi epocale. E’ la prima volta che accade a Prato dove lo sfruttamento del lavoro, soprattutto in aziende a gestione cinese del cosiddetto distretto parallelo, è diventato ormai una prassi.

A rendere noto il numero degli operai che hanno deciso di collaborare con la giustizia è stato il procuratore di Prato Luca Tescaroli che, dal giorno del suo insediamento alla guida della procura, nel luglio scorso, sta portando avanti una battaglia per l’emersione del lavoro nero e contro l’illegalità. Come spesso ha ricordato il procuratore, lo sfruttamento del lavoro è uno dei tre step dell’illegalità diffusa nella comunità cinese di Prato, la più grande in Italia e la più estesa in Europa rispetto alla popolazione residente.

A completare il quadro dell’illegalità ci sono il contrabbando e le ditte "apri e chiudi", aziende che hanno vita brevissima, al massimo due anni in modo da sparire agli occhi del fisco prima che i controlli delle Agenzie delle Entrate si attivino: al momento delle verifiche l’unico riferimento è un prestanome. Un circolo vizioso che crea concorrenza sleale e droga il mercato. Motivo per cui la procura sta dando battaglia al "sistema" in modo da proteggere la "parte sana" del distretto. Fondamentale in questo quadro è la collaborazione dei lavoratori con gli inquirenti. Un aspetto del tutto nuovo, soprattutto per la comunità cinese da sempre chiusa in se stessa. In questi mesi sono stati sessanta gli operai che hanno deciso di denunciare i propri datori di lavoro: si tratta di pachistani, bengalesi, africani e perfino cinesi. Un fatto impensabile fino a ora.

Il procuratore ha ricordato che esistono tutele per le persone che decidono di denunciare, un percorso protetto che li possa mettere al sicuro da eventuali ripercussioni.

Dal luglio scorso la procura di Prato ha chiesto e ottenuto "il rilascio di venti permessi di soggiorno e, per alcune persone, l’applicazione di misure di protezione", ha spiegato Tescaroli che più volte ha chiesto l’estensione delle leggi di protezione dei testimoni riservate ai pentiti di mafia agli operai sfruttati.

Per rendere le collaborazioni più semplici e immediate il procuratore ha creato due numeri di telefono dedicati a cui la persona sfruttata potrà rivolgersi. I numeri da contattare sono: per il dipartimento prevenzione Asl 366/9332876, per la procura della Repubblica 331/3660387. La persona interessata potrà scrivere un messaggio in italiano o nella propria lingua madre lasciando il proprio numero di telefono. Nei giorni successivi sarà contattata da un referente della procura. La denuncia non implicherà nessun esborso di denaro, chiarisce il procuratore. La comunicazione verrà diffusa in lingua urdu, cinese, bengalese e inglese anche sui social network più frequentati dagli immigrati.

Laura Natoli