Uno stipendio non è più sufficiente. Lo scorso anno 2776 famiglie hanno chiesto aiuto alla Caritas di Prato

Il rapporto sulla povertà 2023. Nerbini: "A incidere è la precarietà del lavoro, scarso e sottopagato "

Il vescovo Giovanni Nerbini

Il vescovo Giovanni Nerbini

Prato, 25 maggio 2024 – Sono 2.776 le famiglie che nel 2023 si sono rivolte alla Caritas diocesana per avere un aiuto, principalmente di tipo economico. Oltre sette persone al giorno. E i numeri salgono ancora contando una media di 2,3 componenti a famiglia: significa che più di seimila persone sono state raggiunte dai servizi messi in campo dalla Chiesa pratese.

Dalla fotografia scattata dal Mirod (Messa in rete degli osservatori diocesani) emerge come l’aumento più significativo sia quello delle famiglie con le quali la Caritas è in contatto da oltre sei anni (+9,3%), un dato che simboleggia la difficoltà a uscire da situazioni di marginalità. "La carenza di lavoro, retribuzioni insufficienti a garantire una dignitosa conduzione familiare, e il problema casa, con costi d’affitto molto alti, sono le due problematiche che portano a rivolgersi a noi", spiega Massimiliano Lotti, estensore del rapporto Caritas.

In generale una famiglia su sette, nonostante vi sia un componente impiegato con un lavoro, non ha reddito sufficiente a rispondere ai bisogni quotidiani. Riguardo alla povertà cronica, addirittura il 13,7%, circa 380 famiglie, da oltre otto anni sono in contatto con un centro della rete Mirod. "Questo report testimonia innanzitutto una presenza, una vicinanza e un accompagnamento ininterrotto da parte di Caritas a un numero rilevante di famiglie", afferma il vescovo Nerbini. "Un dato che mi ha colpito è l’aumento delle solitudini, delle persone sole che hanno sempre più bisogno non di beni materiali, ma di un accompagnamento psicologico. Altro dato è l’incidenza della precarietà del lavoro, scarso, sottopagato, che non consente a tante famiglie di avere una autonomia di vita senza dipendere da un aiuto fornito da un ente assistenziale". Don Enzo Pacini, direttore della Caritas di Prato, evidenzia "l’esistenza di una povertà relazionale, sulla quale occorre concentrare maggiormente gli sforzi, invece di dedicarsi principalmente alle misure di sostegno materiale e economico".

C’è la conferma che i nuclei italiani in difficoltà hanno una età media più alta rispetto a quella degli immigrati. Il 50% degli utenti provenienti da altri paesi si concentra nella fascia 35-54 anni, spesso con un titolo di studio superiore. L’età media degli stranieri è 44,6 anni e degli italiani 56. Riguardo al calo delle famiglie immigrate bisognose, la Caritas precisa che ciò si deve a più fattori: alcuni hanno lasciato il territorio dopo aver conseguito la cittadinanza italiana, altri hanno migliorato la loro condizione lavorativa e poi c’è il caso dei georgiani, calati del 44,6% rispetto al 2022. In generale le nazionalità più rappresentate nei centri d’ascolto Caritas sono quella marocchina (11,4%), nigeriana (7,6%), georgiana (6,6%), albanese (6,5%), cinese (4,5%) che frequentano in particolare il servizio di ambulatorio per stranieri. La presenza delle donne si conferma maggioritaria al 53% (erano il 62% dieci anni fa). Raddoppiano le persone sole e si registra un significativo aumento delle famiglie di fatto.