Dalla grande novità al fallimento. Diversi fondi di piazza Marconi, il centro direzionale e commerciale di viale Marconi a Mezzana, andranno presto all’asta in seguito al fallimento della Marconi Multiarea, la società protagonista della realizzazione, anni fa, dell’intervento di trasformazione dell’ex lanificio Lanisa. Il tribunale ha decretato l’apertura della liquidazione giudiziale all’inizio di marzo, nominando come curatore il commercialista Filippo Renieri. E’ fissato invece per il 25 giugno alle 11 l’esame dello stato passivo della società davanti al giudice delegato.
Il curatore del fallimento ha già effettuato un primo sopralluogo in viale Marconi ed ha cominciato il lavoro di analisi dei documenti contabili per capire quali sono gli immobili ancora di proprietà della Marconi Multiarea. Al momento non c’è un elenco completo, ma già si sa, ad esempio, che i fondi che ospitano il bar Miraglia, la banca, gli studi medici Alliance o studi di professionisti non faranno parte del procedimento perché non sono più di proprietà della società fallita. Anche diversi altri fondi, negli anni, sono stati venduti e dunque fanno capo ad altre proprietà, ma non sono comunque pochi quelli rimasti nel portafoglio della società fallita. I contratti di affitto ancora in essere rimarranno validi fino alla scadenza, ma nel frattempo, la speranza del curatore è entro la primavera, si terrà l’asta per la vendita dei fondi ancora in possesso della Marconi Multiarea per trovare le ricorse da girare poi ai creditori. La società infatti non ha altri beni se non gli immobili, appunto fondi commerciali e uffici.
Adesso il curatore dovrà redigere l’inventario dei beni nel più breve tempo possibile e dovrà anche compilare l’elenco dei creditori, indicando i rispettivi crediti ed i diritti di prelazione. Al fallimento della Marconi Multiarea si è arrivati in seguito al ricorso presentato dalla curatela della liquidazione giudiziale del Lanificio Lamberto, riconducibile alla stessa famiglia titolare della Marconi. Marconi che ha chiesto a sua volta l’accesso ad uno strumento di regolazione della crisi e dell’insolvenza, ma il giudice ha dichiarato la richiesta inammissibile aprendo di conseguenza la liquidazione giudiziale.
bl