Violenze sessuali sui figli piccoli. Il padre-padrone è una guardia giurata

L’accusa: pipì per umiliarli, testa sott’acqua per esorcizzare la morte. Il vigilantes alla sbarra si difende: una vendetta della mia ex moglie

Molestie

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Prato, 15 settembre 2016 - ATTI sadici e molestie sessuali nei confronti dei figli, perversioni e umiliazioni. Una storia agghiacciante, ai limite dell’orrore, che ora vede alla sbarra una guardia giurata di Prato con le pesanti accuse di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti dei figli, un maschio di otto anni e una femmina di appena sei.

I fatti risalgono al periodo compreso tra il luglio e il dicembre del 2014, ossia da quando il giudice Manfredini concesse al padre-orco di frequentare i figli fuori dalle modalità protette. Un provvedimento che si era reso necessario nel 2012 dopo la condanna dell’uomo a un anno e dieci mesi per i maltrattamenti nei confronti di un altro figlio più grande. E’ da quel momento che per i due bambini comincia l’incubo.

IL PADRE ha un rapporto perverso con i piccoli – come emerge dalle indagini condotte dal sostituto procuratore Antonio Sangermano e dalle svariate perizie eseguite durante il processo – soprattutto nei confronti della bambina. Sono gli stessi piccoli a raccontare l’orrore e gli atti disgustosi di cui erano vittime. Il padre avrebbe urinato e defecato loro addosso, toccato la figlia nelle parti intime facendosi a sua volta toccare da lei di fronte al fratellino. Uno tra gli episodi più scioccanti si svolse in piscina dove il padre li portò un pomeriggio. Lì, avrebbe spinto la loro testa sotto l’acqua finché non avevano più fiato per fargli provare la sensazione della morte. Sevizie e umiliazioni sono emersi durante l’incidente probatorio sui figli: il maschio ha raccontato tutto per filo e per segno, la bimba ha taciuto perché «traumatizzata». Il provvedimento di allontanamento è arrivato nel dicembre del 2014 dopo le denunce della madre, che aveva saputo dai figli quel che accadeva negli incontri col padre.

UNA «VENDETTA» della madre contro l’ex, è la versione difensiva durante il processo. «Ha istigato i bambini contro di me», ha dichiarato il vigilantes a cui, nel frattempo, è stato tolto il porto d’armi. «Se i fatti stessero così, allora dovremmo pensare di trovarci di fronte a una moderna Medea – ha sottolineato Sangermano nella lunga requisitoria –. Una donna che per fare dispetto all’ex traumatizza a tal punto i figli potrebbe paragonarsi solo a Medea che uccide i figli per vendicarsi del marito». La richiesta di condanna del pm è stata pesantissima, come i fatti contestati: sei anni e dieci mesi in rito abbreviato.