Niente da fare. La richiesta avanzata dalla prefettura al Ministero degli Interni di ripristinare la presenza dei militari in città e riattivare, così, l’Operazione strade sicure, è stata bocciata in pieno. Come fa sapere il prefetto Adriana Cogode, che si è fatta portavoce a Roma di una esigenza manifestata da tutti i partecipanti durante una delle recenti sedute del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero degli Interni ha negato l’invio di personale delle forze armate per controllare il territorio.
Una necessità che era emersa con il ripetersi di episodi e fenomeni di microcriminalità diffusa e contro i quali stanno lavorando con alacrità alcune delle forze dell’ordine, come la polizia nel centro città e nella zona della stazione di Porta a Serraglio.
Che cosa frena l’invio dei militari a Prato per un più puntuale e costante controllo del territorio? Secondo la risposta del Ministero degli Interni, sono intervenute ulteriori novità che spingono ad impiegare tali forze in altri ambiti. In particolare il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero, incaricato di fornire spiegazioni alla domanda di Prato, ha comunicato che "le attuali esigenze di vigilanza e sicurezza da soddisfare sul territorio nazionale, anche connesse alla perdurante minaccia terroristica, non consentono allo Stato di aderire all’istanza presentata". Con una postilla: il ministero dell’Interno si dice comunque pronto a "riesaminare le manifestate esigenze non appena possibile". Dunque, il rafforzamento della sicurezza in città deve attendere.
"Evidentemente per il Governo a Prato non serve il supporto dei militari, la situazione sicurezza per il ministero dell’Interno sul nostro territorio non è da attenzionare particolarmente – afferma con particolare sconcerto il sindaco Matteo Biffoni –. Il Governo Meloni, quello della sicurezza al primo posto, dice che qui non importa. Ne prendiamo atto".
Sa.Be.