Lungo ricovero per una frattura "Aspetto l’operazione da giorni"

Si rompe un gomito, in ospedale risulta positiva al covid e comincia l’odissea. "Un’attesa incomprensibile"

Lungo ricovero per una frattura  "Aspetto l’operazione da giorni"
Lungo ricovero per una frattura "Aspetto l’operazione da giorni"

I posti letto all’ospedale sono sempre risicati. Ma la storia raccontata da una paziente di 46 anni, ricoverata da lunedì 29 maggio per una frattura scomposta ad un gomito, dimostra come talvolta ci siano dei cortocircuiti inspiegabili.

"Non sono stata operata perché positiva al covid - racconta la donna - mi hanno trasferita nel reparto covid in attesa di negativizzarmi per essere sottoposta all’operazione. Ma non potevo essere rimandata a casa in attesa dell’intervento, dovre avrei potuto isolarmi?".

L’odissea della 46enne, madre di una bimba piccola, inizia lunedì della settimana scorsa, quando cade davanti a casa, provocandosi la frattura del gomito.

"Sono stata portata al pronto soccorso, dove mi hanno fatto le radiografie e hanno riscontrato due fratture scomposte - racconta - . Sono stata ricoverata per essere operata, purtroppo in ospedale la procedura covid prevede ancora il tampone obbligatorio per chi deve essere ricoverato. Il mio tampone è il risultato positivo e mi hanno ricoverata col braccio ingessato nel reparto covid". La brutta notizia per la donna è che "mi hanno detto che avrei dovuto aspettare di essere negativa per poter essere operata. Dopo qualche giorno mi è stato detto che il mio intervento era programmato per mercoledì 7 giugno". Così lunedì di questa settimana le viene fatto il tampone, ancora positivo, ma resta la speranza dell’intervento. "Tuttavia - dice - sia l’ortopedico che l’anestesista venuti a vedermi martedì mi hanno confermato l’operazione per mercoledì". Addirittura "l’ortopedico mi ha aperto il gesso per verificare lo stato di gonfiore del gomito e ha dato il via libera dicendo chiaramente di fronte a me che il braccio era operabile, facendomi firmare il foglio al consenso per l’intervento". C’è stato poi il colloquio di routine con l’anestesista che si è raccomandato "di non assumere né cibo né liquidi a partire dalla mezzanotte". Dopo una nottata agitata, mercoledì mattina alla donna vengono forniti camice e cuffia per l’intervento, ma alle 9.30 "le infermiere sono tornate in stanza dicendomi che l’intervento non si sarebbe più fatto poiché non ero nella lista e mi hanno detto che sarebbe venuto il primario della chirurgia della mano a parlarmi e ho espresso con particolare forza il mio disappunto". La donna ha chiesto sostegno al suo medico di famiglia, che ha provato ad informarsi: alla fine dei salmi sembra che la situazione sia dovuta "ad una mancata comunicazione fra i due medici che erano venuti martedì a parlarmi e la primaria della chirurgia della mano" e poi "il dottore ha ribadito che si preferisce operare quando il paziente è negativo perché è molto laborioso preparare una sala operatoria per un paziente infetto".

"Potrete capire quanto sia arrabbiata da quella che ritengo essere una mancanza di professionalità – aggiunge la donna – . Non sono un medico ma quello che spero maggiormente è che questa attesa non comprometta né l’operazione né il mio recupero successivo, altrimenti sarò costretta a prendere provvedimenti". La preoccupazione della 46enne è legata anche alla figlia di 3 anni, che ha assistito alla caduta: "L’ultima immagine che ha di me è quella di sua mamma portata via in ambulanza". Infine, una probabile svolta: "Un’altra infermiera mi ha detto che al 99% sarò operata venerdì, sia che sia positiva che negativa, per cui non mi è chiaro il comportamento da parte dei medici, che in un ospedale come quello di Prato non dovrebbe verificarsi".

Sa.Be.