
Condanne per quasi 70 anni di carcere. Quattordici affaristi che dopo 12 anni dalla dichiarazione di fallimento da parte del tribunale della società di importexport "Domino srl" sono stati riconosciuti colpevoli di una bancarotta fraudolenta da oltre tre milioni di euro. E’ quanto ha stabilito il tribunale di Prato, in composizione collegiale, che ha accolto le richieste di condanna avanzate dal pm Lorenzo Boscagli (il quale ha ereditato il fascicolo dopo il suo arrivo alla procura di Prato).
E le pene sono state piuttosto severe: da sei anni e mezzo fino a 3 anni e tre mesi per amministratori, dirigenti e collaboratori della società (tutti italiani) che avevano messo in piedi un sistema truffaldino per accaparrarsi merce di ogni genere rivendendola senza però pagare i fornitori. Il tutto era possibile grazie al al buon nome della società "Domino" che si era imposta sul mercato come un importexport di successo. Sedici erano gli indagati totali, due sono stati assolti.
A finire nei guai sono stati: Luciano Scalmato (che ha ricevuto la condanna più pesante a 6 anni e 4 mesi), co-amministratore della società e considerato il capo dell’organizzazione: Silvio Giannì (6 anni) che avrebbe concorso alla distrazione dei beni dalla società; Alessandro Maltinti (5 anni e mezzo) consulente della Domino; Marco Sabatino Ranalli (5 anni e 4 mesi) amministratore unico fino all’ottobre 2009; Patrizio Mario Iuliani (5 anni e 4 mesi); Giuliano Vecchi (5 anni e 4 mesi); Giuseppe Pacini ( 5 anni) nella sua qualità di stretto collaboratore di Ranalli e di fatto co-amministratore della società; Patrizio Domenico Berruti (5 anni); Riccardo Favali (5 anni); Emilio Antonio Panzeri (4 anni e mezzo) in qualità di direttore finanziario della Domino; Angelo Loreto Lo Sapio (3 anni e 8 mesi); Carmine Crescenzo (3 anni e mezzo); Claudio Giorgi (3 anni e 5 mesi); Emiliano Laera (3 anni e 3 mesi).
Il processo ci ha messo oltre dieci anni ad arrivare alla fine ma questa volta la prescrizione non è scattata. Per la bancarotta fraudolenta la prescrizione arriva dopo 15 anni. Considerando la sospensione per il Covid, ci almeno altri tre anni per arrivare a sentenza definitiva.
L’inchiesta è partita in seguito alla segnalazione di uno dei fornitori della Domini che aveva presentato istanza di fallimento. Il fornitore non aveva mai visto tornare indietro il denaro dopo aver inviato la merce acquistata dalla società. Inoltre, la distruzione dei libri contabili fatta da amministratori e consulenti della ditta non consentiva di ricostruire il vero stato economico in cui versava la società.
Secondo quanto accertato dalle indagini della Guardia di finanza, la Domino srl si occupava di importexport di vari materiali. Fra quelli che non sarebbero mai stati pagati risultano 257 tonnellate di zucchero, 48.000 litri di olio, 500 navigatori satellitari, una settantina di computer, una quindicina di tonnellate di film per imballaggio e una cinquantina di latte in polvere. Ma non solo. La Domino acquistava di tutto: nella memoria appaiono muletti, stampanti, automobili, climatizzatori. Tutta merce che veniva richiesta ai fornitori ma che poi non è stata mai pagata. Gli amministratori e gli altri imputati, inoltre, avrebbero distratto ingenti somme di denaro prosciugando i conti della società e rendendo di fatto il denaro irrintracciabile. Soldi che sarebbero stati ottenuti con richieste di finanziamento e fatture per l’anticipazione dei crediti. La condanna è arrivata dopo 12 anni.
Laura Natoli