"Lavoratori sfruttati, sportello per i più deboli"

Mangani: "Il nostro protocollo un modello da esportare". Ma il sindaco: "Lo Stato ci deve aiutare. Qui servono uomini e mezzi"

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Prato ci prova e crea un modello virtuoso contro lo sfruttamento sui luoghi di lavoro e allo stesso tempo chiede più forze dell’ordine e uomini al governo. E’ stato un lavoro lungo quello che ha portato alla firma del ‘Protocollo d’intesa in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di sfruttamento lavorativo e di tutela delle vittime’, che integra il Piano lavoro finanziato dalla Regione con 1,5 milioni di euro. A firmare l’intesa sono stati il Comune, la Regione, la Procura, il Sistema antitratta Satis, il Centro di ricerca interuniversitario L’Altro Diritto con Cgil, Cisl e Uil.

Il punto di rottura è stato il rogo della Teresa Moda nel 2013 nel quale persero la vita sette operai cinesi. Da allora è iniziata un’attività pesante di contrasto all’illegalità e verifica dei luoghi di lavoro: in otto anni sono state controllate 9.500 aziende guidate da cittadini cinesi, che hanno portato ad incassare oltre 20 milioni di euro dalle sanzioni emesse per le varie irregolarità. Il protocollo appena sottoscritto vuole ad andare oltre creando una vera e propria rete di supporto per i lavoratori sfruttati, per dare loro assistenza e convincerli a denunciare. L’idea che sta alla base del documento è la creazione di una rete: Comune in testa con sindacati, Procura e Regione ha creato un sistema a cui gli operai possano rivolgersi senza paura, con al centro lo sportello antisfruttamento istituito all’assessorato all’Immigrazione che prenda in carico chi decide di denunciare: la Procura colpirà gli sfruttatori e i sindacati daranno indicazioni sulle situazioni da monitorare. E’ una rete che ha l’ambizione di diventare un modello nazionale.

"E’ un protocollo molto importante perché per la prima volta abbiamo creato una rete di protezione capace di prendere in carico il lavoratore e indagare sull’azienda che si comporta in maniera illecita", spiega l’assessore all’immigrazione Simone Mangani. "Non è necessario presentare denuncia, il primo passo per chi vive situazioni di sfruttamento è di rivolgersi allo sportello di via Roma e raccontare la propria storia. Qui un team di persone specializzate saprà indicare la strada con il supporto dei servizi sociali e dei sindacati per la difesa dei diritti del lavoratore. Siamo riusciti a mettere a sistema un servizio che è un’eccellenza e che vuole tendere la mano ai lavoratori sfruttati".

Un modo per far emergere situazioni di allarme che altrimenti resterebbero sommerse. L’ultima tegola che arriva sulla città è data dai numeri contenuti nel report della Normale di Pisa sulle infiltrazioni mafiose in Toscana, riferito al 2020 nel quale Prato svetta in classifica. "Il report riporta la certificazione di quello che sosteniamo, ed è per questo che le istituzioni locali e le rappresentanze dello Stato sul territorio stanno provando a fare la propria parte, con i mezzi che hanno a disposizione. Ma serve un intervento più deciso e incisivo dello Stato attraverso una maggiore dotazione di uomini e mezzi", interviene il sindaco Biffoni: "L’illegalità nuoce all’economia sana di Prato. Il protocollo antisfruttamento firmato il primo dicembre è uno dei tanti tasselli di una rete di collaborazione tra tutte le istituzioni: è evidente che tutto questo rischia di restare insufficiente se lo Stato centrale non interviene in modo più deciso. Prato ha gli anticorpi per reagire, ma se si vuole andare alla radice del problema, non si può pensare che possa continuare a fare da sola".