
La mamma della escort nei guai per false informazioni ai pm. La testimonianza chiave di un’amica. Spunta un legale: si sarebbe proposto come mediatore coi rapitori.
Nuove e inquietanti rivelazioni emergono nel caso della scomparsa di Denisa Maria Adas, la trentenne romena di cui si sono perse le tracce nella notte tra il 15 e il 16 maggio. A dare una svolta in un’altra direzione rispetto alle prime ipotesi è stata tra l’altro anche una testimonianza raccolta dalla Procura, secondo cui la donna sarebbe stata rapita e seviziata da un gruppo di connazionali. "È stata rapita e seviziata da romeni, le hanno rotto tutti i denti". Sarebbero le parole drammatiche rese agli investigatori da una giovane conoscente di Denisa, escort di professione con il nome di Alexandra, arrivata in città una settimana fa, ospite al residence "Ferrucci".
Parole drammatiche della testimone, considerata fonte attendibile, che avrebbe appreso la notizia sulla sorte dell’amica proprio dalla madre di Denisa. Nella pista del sequestro di persona, la testimone avrebbe parlato anche della presenza di un avvocato. "Le indagini in corso – si legge in una nota del Procuratore capo Luca Tescaroli – hanno delineato l’ipotesi in fase di verifica che la stessa sia stata sequestrata da un gruppo di romeni in collegamento con un professionista". L’avvocato, appunto, che conosceva la mamma Maria Cristina Puan, 49 anni, e che l’avrebbe contattata per offrire il suo aiuto nella liberazione della figlia. Lo avrebbe fatto usando una linea telefonica alternativa non dichiarata dalla donna agli investigatori.
Al fine di verificare la fondatezza delle scioccanti rivelazioni, la Procura ha disposto un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro eseguito nella notte nella casa della madre, nel quartiere di Torpignattara a Roma, da parte dei militari dei Nuclei investigativi dei carabinieri di Prato e di Firenze col supporto dei colleghi romani. Così la donna è finita nel registro degli indagati per il 371 bis del Codice penale, ovvero per "false informazioni al pubblico ministero", dopo essere stata ascoltata in Procura insieme ad una amica e alla cognata di Denisa. Secondo quanto ricostruito, la madre, che ha sporto denuncia di scomparsa venerdì pomeriggio dopo che la figlia non aveva più risposto a telefonate e messaggi dalla notte di giovedì (i due telefoni risultano spenti), potrebbe aver omesso volontariamente dettagli ritenuti rilevanti, forse nel tentativo di risolvere la vicenda fuori dai canali giudiziari attraverso l’avvocato che si sarebbe offerto come mediatore con i presunti rapitori. Gli investigatori hanno cercato e trovato nella casa di Torpignattara un secondo telefono cellulare in uso a Maria Cristina Puan e che avrebbe utilizzato per le comunicazioni con il legale. Quest’ultimo l’avrebbe contattata su questo secondo telefono rassicurandola che la figlia era viva, anche se trattenuta da quei connazionali coinvolti in un giro di prostituzione a Roma. Particolari al vaglio degli inquirenti, che debbono chiarire il ruolo del professionista.
La ragazza era giunta in città a bordo della sua 500 rossa lasciata parcheggiata nel piazzale del residence. Ieri all’interno della vettura sono stati rinvenuti i documenti di identità ed il passaporto della trentenne. Indizi che, insieme alla porta lasciata aperta con le chiavi infilate nella toppa interna nella camera 101 (oggi sotto sequestro con i sigilli), fanno pensare ad un allontanamento non consenziente della giovane, che dopo gli appuntamenti pratesi si sarebbe dovuta trasferire a Bologna per proseguire con altri incontri. Le piste d’indagine al momento restano molteplici e vanno anche oltre la Toscana.
Sara Bessi