La lunga storia della Palestina. Due Stati per due popoli

Gli studenti della scuola media Salvemini-La Pira hanno chiesto a Taisir Hasbun, artista e giornalista palestinese come si vive a Gaza e i motivi che da decenni portano alla guerra .

La lunga storia della Palestina. Due Stati per due popoli

La lunga storia della Palestina. Due Stati per due popoli

La Palestina ha una storia molto lunga". Questo è quello che ci ha detto Taisir Hasbun, un artista e giornalista palestinese, l’11 aprile; raccontando della sua vita passata a Betlemme: "Se io dovessi entrare con dei palestinesi nella storia che ci ha portato in questa guerra, è una storia molto lunga e dolorosa". Nipoti, cugini, zii e altri suoi parenti adesso non possono più muoversi liberamente, girano con difficoltà e si imbattono in continui posti di blocco: non fanno più passare nessuno, i viaggi di un’ora si allungano nell’arco di un intero giorno; con spostamenti molto lunghi e complicati.

"Lì, a Gaza, conosco diverse persone, e purtroppo non riesco a mettermi in contatto con un amico che conosco e non so che destino abbia avuto…", aggiunge il giornalista. Vivere a Gaza è sempre stato difficile. Le famiglie degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza hanno invitato gli israeliani a lasciare una sedia vuota durante il pasto rituale del Seder di lunedì sera, che segna l’inizio della festività ebraica di Pesach, per non dimenticarsi di loro. Abbiamo chiesto perché Israele e Palestina non potevano avere territori separati ugualmente facendo vivere due popoli in due paesi diversi l’un l’altro.

"Anche questa è una cosa che il mondo intero chiede, ossia quella di creare due stati per due popoli - aggiunge -. Magari se si potesse fare. Ci vuole la volontà, la serenità per fare due stati per due popoli".

Purtroppo questa è una storia che dura da 75 anni da quando gli Israeliani si sono posizionati nel territorio palestinese nel 1948".

Un vecchio mantra della questione palestinese: la soluzione a due stati. Una soluzione di cui si conosce l’obiettivo finale, ovvero uno stato palestinese, cui l’attuale governo d’estrema destra israeliano si oppone, ma di cui rimangono astratte le caratteristiche di base: chi ne controllerà i confini? Quale sarà la capitale? I palestinesi avranno un esercito regolare? La vera domanda è se questa strada sia ancora percorribile.

Nel 1993 c’è stato un tentativo di pace: Yitzhak Rabin firmò un contratto di pace con Yasser Arafat. ma la scia di sangue è lunga: dalla prima guerra del 1948, a quella dei sei giorni del 1967, quindi il conflitto dello Yom Kippur del 1973, gli accordi di Camp David del 1978, la prima intifada del 1987, gli accordi di Oslo, che valsero il premio Nobel per la Pace nel 1994 ai leader israeliani Rabin e Shimon Peres, e Arafat, della Olp palestinese.

Nel 2000 è poi scoppiata la seconda intifada e nel 2005 Israele si ritirò da Gaza. Il 25 gennaio del 2006 si svolsero le ultime elezioni legislative in Palestina, vinte a sorpresa dal gruppo radicale Hamas che non ha mai riconosciuto come legittimo lo stato di Israele e si è sempre opposto ai tentativi di mediazione diplomatica. Da qui una nuova guerra nel 2008 e nel 2014 con l’ultima invasione di terra della Striscia di Gaza, prima di oggi.