REDAZIONE PRATO

La controffensiva in difesa del distretto: "Il tessuto è sano"

Confindustria in campo per difendere l’eccellenza del tessile. Marini e Gozzi ricordano le denunce sull’illegalità, Romagnoli replica. E ieri al Macrolotto domenica di lavoro tra campionari e capi pronti.

La controffensiva in difesa del distretto: "Il tessuto è sano"

Un controllo della Guardia di Finanza

Ieri mattina nel macrolotto a Iolo c’era un gran fermento come tutte le domeniche. Qui il tempo non si ferma mai e non sembra che le fibrillazioni del mercato globale siano arrivate. I capannoni più recenti, a ridosso del campo di rubgy, sono strapieni di campionario e di capi pronti. Prevale la moda femminile: cappotti, giubbotti, piumini. E ancora maglie e vestiti, giacca e pantalone, e tailleur. Una valanga di pronto moda che nella domenica di lavoro prende direzione Italia ma ma anche tutta Europa. Anche in via Piemonte e via Veneto si lavora, capannoni più vissuti, tanti sacchi neri che finiranno chissà dove. Parcheggiati lungo strada i camion di frutta e verdura: si fa la spesa. Qui non è arrivata l’eco della battaglia di Seano per i contratti regolari. Si lavora come se nulla e niente fosse successo. A pochi chilometri come sul mercato globale.

Prato è anche questo: un mondo non a parte, ma che fa parte del tessuto socio-economico del territorio. In maniera determinante. Lo ha spiegato bene l’ex sindaco di Prato Romagnoli ad agosto a La Nazione: "La città potrebbe fare a meno degli immigrati se fosse disposta ad accettare un declino demografico ed economico, lo svuotamento di centinaia di capannoni industriali e di abitazioni, l’impoverimento generale. Non è difficile immagine cosa succederebbe se la città perdesse un quarto della popolazione: le statistiche degli ultimi venti anni documentano chiaramente che senza il lavoro, i consumi e i contributi degli immigrati avremmo avuto una caduta degli affitti e delle vendite di abitazioni e di capannoni industriali, un drastico ridimensionamento delle vendite di beni di consumo e l’edilizia, il commercio e l’industria sarebbero entrati in crisi profonda, con migliaia di chiusure".

A fronte di questa convivenza ultraventennale forzata (il cosidetto distretto tessile e il cosidetto distretto parallelo abbigliamento/pronto moda in mano ad aziende cinesi) in queste settimane Prato, dopo gli ultimi fatti di Seano, è uscita dai confini locali con un’immagine offuscata. Come se non bastasse la crisi per tirarsi su le maniche e studiare strategie innovative. Tanto che Francesco Marini, presidente del Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord ha sottolineato che "Prato è sotto tiro". Le vicende delle aziende cinesi "con i lavoratori pachistani in sciopero, con annesse sprangate, hanno fatto precipitare la reputazione del distretto, che finisce all’attenzione dell’opinione pubblica additato come esempio di illegalità". Marini ha ricordato come dagli anni ‘90 l’Associazione industriali "denuncia pubblicamente il problema dell’illegalità, che ha un suo punto particolarmente critico nelle imprese cinesi dell’abbigliamento. Non tutte, beninteso, e non soltanto in quelle. Abbigliamento, non tessile: non produzione di filati e tessuti, che rimane in larghissima prevalenza in mani locali, così come sono in mani locali anche alcune belle realtà dell’abbigliamento-maglieria".

Qualche giorno prima Marcello Gozzi, direttore di Confindustria Toscana Nord, aveva puntato il dito facendo, quasi nomi e cognomi: "La città è stata travolta dall’imprenditoria cinese senza regole, incoraggiata e tollerata. Oltre ad un grave problema di impostazione politica: per non sembrare razzisti non si sono fatti i controlli, si è preferito chiudere gli occhi di fronte all’illegalità". E Romagnoli gli ha risposto: "Veramente tanti industriali in crisi hanno affittato a cinesi senza preoccuparsi di cosa succedesse all’interno di quei locali...". Poi è arrivata la morte e la tragedia (Teresa Moda, 2013) e la svolta del Piano Lavoro sicuro (Forze dell’ordine, Asl, Ispettorato del lavoro, Comuni). Attivo fino ai giorni nostri, ma non più incisivo come all’inizio.

Erica Mazzetti, parlamentare pratese di Forza Italia rilancia il concetto di fare squadra "come sistema tra politica, categorie economiche e sociali". E rilancia la difesa del distretto ’pulito’: "La parte sana del nostro tessuto imprenditoriale ha compiuto un miglioramento eccezionale, sotto il profilo della qualità, della tecnologia, dell’organizzazione, della responsabilità ambientale e sociale; c’è un distretto parallelo, lo denunciamo da sempre, ma non può oscurare la stragrande maggioranza".

E Chiara La Porta, deputata pratese di Fratelli d’Italia, dopo aver parlato di sistema mafioso presente a Prato e aver chiesto una sezione della Dda a Prato, l’altro giorno, ha fatto sequestrare una ditta cinese a Seano: "Sacche di simile illegalità non devono essere accettate. I cittadini denuncino il sommerso e non si limitino a descriverlo sui canali social".

Luigi Caroppo