
Il Covid si è portato via un altro pratese che è stato protagonista della storia della città. Osvaldo Baroncelli, 76 anni, uno dei massimi rappresentanti della ristorazione pratese. La notizia della scomparsa di Baroncelli ha fatto presto il giro della città e non solo, visto il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Toscana, per tre mandati consecutivi dal 2006 al 2018. "Brillante cuoco e validissimo sommelier, tutta la ristorazione pratese deve a lui molto - dice Renzo Bellandi, presidente di Fiepet Confesercenti -. Socio brillante e partecipativo mancherà molto a tutta l’associazione e alla città intera. Grazie Osvaldo a nome di tutti i buongustai pratesi". A ricordarlo anche Stefano Bonfanti, titolare di Interludio: "Osvaldo era un grande professionista, un maestro - dice -. Un uomo che sapeva quando usare la carota e quando il bastone. Devo molto a lui sia io che molti colleghi amici. Ho lavorato insieme a lui dal 1984 prima nel ristorante Bruno e poi al ristorante Osvaldo, dove sono rimasto fino al 1992. Lo ringrazio per avermi insegnato tanto di questo meraviglioso lavoro".
A piangerlo non è soltanto il mondo della ristorazione, ma anche quello della sommellerie toscana. Socio per quarant’anni dell’Associazione Italiana Sommelier, Baroncelli è stato delegato di Prato dal 1998 fino al 2006, quando è stato eletto Presidente di Ais Toscana. Ruolo che ha ricoperto fino al 2018, passando il testimone della presidenza associativa a Cristiano Cini ma rimanendo nel consiglio direttivo con la delega, grazie alla sua lunga esperienza professionale, ai grandi eventi.
Il ringraziamento personale e dell’Associazione è nelle parole di Cristiano Cini, Presidente di Ais Toscana. "Vogliamo ricordare con il sorriso migliore e tutto l’affetto di cui siamo capaci una delle persone più importanti nella storia di Ais Toscana - afferma -. In realtà sarà una presenza costante che accompagnerà tutti noi, sempre, i suoi insegnamenti, i suoi consigli, le sue visioni, la sua lungimiranza. Per noi e per me, un maestro".
Il nome di Baroncelli è legato alla tradizione culinaria da molti decenni. Figlio d’arte di papà Bruno che nel 1940 aprì una mescita in piazza Mercatale e poi la Trattoria Bruno di fronte al Metastasio, Baroncelli è stato fin dagli anni Sessanta uno degli chef più rappresentativi dell’innovazione in cucina. La sua sensibilità lo ha portato fin dagli anni Settanta a frequentare le grandi cucine francesi per far evolvere la sua cucina, sempre rimanendo legato al prodotto del territorio, alla tradizione gastronomica locale ed alle ricette di famiglia. La sua maestria gli permise di filtrarne i principi ed applicarli alla cucina della tradizione che intanto, negli anni Ottanta ha trovato spazio nel ristorante che portava il suo nome, in via Ferrucci. Appassionato di arte contemporanea, la portò dentro al suo ristorante e per ogni cliente la sensazione era quella di entrare in una galleria d’arte. L’ultima intuizione di successo di Baroncelli è del 2015, quando insieme al figlio Francesco dà vita ad un nuovo progetto del quale ne imposta personalmente la filosofia: la cucina thailandese e le più prestigiose selezioni enologiche italiane e del mondo si sposano nel ristorante Naga Thai Bistrot in via Santa Trinita, primo esempio sul territorio di cucina tipica di tale Paese.