Dal PalaRogai al tetto d’Europa con la maglia del Trissino. E’ la favola di Stefano Zampoli, 22enne portiere pratese di hockey su pista, che si è appena laureato campione d’Europa in Portogallo al cospetto dei padroni di casa del Valongo. Una storia che va al di là del semplice aspetto sportivo, coronato da una finale vinta ai rigori con due penalty parati proprio dal portierone laniero di fronte a 1500 tifosi avversari a rendere infuocato il clima nel palazzetto. Ma che parla di sacrifici, della necessità di lasciare Prato per inseguire un sogno quando era ancora ragazzo, delle difficoltà da bambino a riuscire a trovare in città spazi adeguati per gli allenamenti, e della tenacia di chi un pezzo di Prato se lo porta sempre con sé. Zampoli è l’emblema di come in questa città continuino a nascere campioni che alimentano i serbatoi delle nazionali delle rispettive discipline, nonostante l’impiantistica sportiva sia inadeguata ai numeri e alle capacità degli atleti nostrani. "All’hockey su pista mi sono avvicinato quando avevo sei anni – racconta Zampoli -. Andavo in classe col figlio di Guerino Esposito (ex presidente dell’Hp Maliseti, ndr) e da lì non ho più smesso, fino a trasformarlo in un vero lavoro. Nelle giovanili ho giocato nell’Hockey Prato, eravamo una bella squadra, che mi ha consentito anche di essere convocato spesso in nazionale, con la quale ho partecipato a due Europei e a un mondiale. Prato è stata un trampolino di lancio, poi dopo un anno in serie B all’Hp Maliseti per crescere ho dovuto lasciare la mia città". Quattro anni in serie A1 a Monza da poco più che maggiorenne, poi la grande chiamata in Veneto al Trissino. "Arrivare più in alto di così è quasi impossibile - prosegue il portiere pratese -. Adesso dobbiamo arrivare in finale in ...
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