La battaglia per l’acqua depurata Un tesoro da 10 milioni di metri cubi

Vertice in Comune con Gida e i parlamentari: "Risorsa inutilizzabile, cambiare la norma che penalizza Prato". La legge non consente il riuso dopo il trattamento in un impianto ibrido come quello di Baciacavallo.

La battaglia per l’acqua depurata  Un tesoro da 10 milioni di metri cubi

La battaglia per l’acqua depurata Un tesoro da 10 milioni di metri cubi

"Chi ha il pane non ha i denti". Si potrebbe riassumere con un vecchio adagio l’impasse che si è creata attorno al riutilizzo delle acque depurate. Oltre 10 milioni di metri cubi annui messi a disposizione da Gida per tutti gli scopi, oltre a quello industriale. Un vero tesoro in tempi di emergenza idrica come quello che stiamo vivendo, con le piogge sempre più scarse e la siccità che avanza, che però rischia di andare perso. Siamo sempre alle solite: la burocrazia, i cavilli di legge, le normative, che è il caso di dirlo, fanno acqua da tutte le parti, impediscono a Prato di mettere sul mercato una risorsa tanto preziosa quanto utile. L’acqua ottenuta dalla depurazione può tornare in circolo ed essere utilizzata non solo per scopi industriali, ma anche per dare risposte a molte realtà come il vicino distretto pistoiese, dove potrebbe essere trasportata con autobotti. Ma non al momento.

Prato è un caso unico in Italia e proprio per questo motivo non esiste una legge ad hoc che consenta il riuso dell’acqua, un assurdo che il sindaco Biffoni sta cercando di arginare chiamando in campo i parlamentari pratesi. Bisogna evitare che il recepimento a livello nazionale della normativa europea non precluda in alcun modo il riuso delle acque depurate dall’impianto pratese. Per questo ieri si è svolta una riunione tecnica da remoto: presenti, su invito del sindaco Biffoni, il presidente di Gida Alessandro Brogi, Leonardo Borsacchi del Pin e i parlamentari Giovanni Donzelli (FdI), Marco Furfaro (Pd), Chiara La Porta (FdI), Erika Mazzetti (FI) e Simone Spezzano su delega del sottosegretario Silli.

"Ringrazio tutti i parlamentari per la collaborazione, perché le battaglie politiche sono giuste e legittime e ci vedono spesso distanti nelle nostre posizioni, ma il bene della città va avanti a tutto e per Prato dobbiamo lavorare uniti – sottolinea Biffoni –. Prato ha contribuito concretamente a redigere la normativa europea sull’economia circolare e in particolare sul riuso delle acque depurate. Oggi che questa viene recepita in Italia dobbiamo fare pressione sul ministero dell’Ambiente affinché le acque depurate nell’impianto di Gida possano essere utilizzate per scopi diversi da quello industriale".

In ballo c’è il tesoretto di 10 milioni di metri cubi che al momento in gran parte non è utilizzabile perché l’attuale Dpr non tiene conto della qualità delle acque depurate, ma del tipo di impianto da cui provengono. Il riutilizzo delle acque reflue è un processo circolare che ha tra i suoi vantaggi quello di permettere di ridurre il rischio di carenza idrica: per questo lo scorso luglio, in piena emergenza, il sindaco aveva scritto al ministero per segnalare l’esigenza di avere risposte certe che permettessero a Prato di utilizzare i 10 milioni di metri cubi annui che Gida recupera. Di questi, infatti, a oggi ne vengono reimpiegati soltanto 3,5 milioni per le lavorazioni industriali, mentre con le autorizzazioni ministeriali sarebbe possibile farlo anche per altri scopi come lavaggio strade o irrigazione.

Due le strade da percorrere a livello nazionale con il contributo dei parlamentari. Da un lato l’iter tecnico, già avviato con la presentazione delle osservazioni, attraverso una sollecitazione costante del ministero dell’Ambiente. Dall’altro lato il pressing politico, attraverso question time in commissione ambiente o sollecitazioni da parte dei parlamentari, consapevoli dell’unicità del caso pratese.

Con l’occasione il sindaco Biffoni ha sollecitato anche l‘introduzione di sgravi per le aziende che utilizzano acque di recupero: "Così come si prevedono incentivi e sistemi premianti per il risparmio energetico – sottolinea – è necessario un provvedimento analogo per quelle imprese che riducono il consumo di un bene prezioso come l’acqua utilizzando quella di recupero".

Si.Bi.