REDAZIONE PRATO

L’85% del tessile finisce in discarica "Sui rifiuti serve un riciclo vero"

Primi risultati choc dell’indagine svolta da Alia e Regione sui materiali della raccolta indifferenziata. Ciolini: "Tonnellate di scarti che potrebbero essere recuperati". E parte il porta a porta per gli indumenti

Abiti usati in discarica. L’ultima indagine effettuata da Regione, Alia e Ambiti territoriali consegna un dato choc: solo il 15% degli abiti usati raccolti nel territorio dell’Ato centro nel periodo compreso tra ottobre e novembre 2021 è entrato nel circuito del riciclo, mentre l’85% dei rifiuti tessili è finito nella raccolta indifferenziata e in canali non destinati al riuso. Un dato abnorme, che non era mai emerso prima d’ora. Significa che l’85% dei rifiuti prodotti in quei due mesi, ossia centinaia di tonnellate, è rappresentato da materiale che potrebbe essere destinato alla filiera del riciclo con un notevole guadagno in termini economici e ambientali. Tonnellate di rifiuti che invece di finire in discarica e negli inceneritori potrebbero alimentare il mercato del riuso. Una volta che i cittadini decidono di gettare gli indumenti usati o quelli in cattivo stato nel sacco della raccolta indifferenziata, quei rifiuti diventano automaticamente materiale da incenerire o da portare in discarica perché una volta entrati in quel circuito non è più possibile recuperarli.

L’idea di Regione e Alia - che hanno effettuato un’indagine conoscitiva sui rifiuti prodotti - è nata proprio con lo scopo di affinare la raccolta differenziata e destinare sempre più materiali al ciclo del recupero. Come impone anche l’Europa. Tra le contromisure, Alia ha già messo in campo un primo intervento ripristinando la raccolta porta a porta degli indumenti. Le campane che si trovano in città sono sotto utilizzate e quindi nel periodo del cambio armadi (autunno e primavera), gli addetti della società di rifiuti passeranno casa per casa in modo da favorire la raccolta di abiti usati e alleggerire discariche e inceneritori. "Credo che una spiegazione di quello che succede si possa trovare nel fatto che i cittadini trovano più comodo gettare la maglia vecchia o i pantaloni usati nel sacco della raccolta indifferenziata che hanno in casa", dice Nicola Ciolini, presidente di Alia. "Il dato è clamoroso e ci dice che l’85% dei rifiuti prodotti tra ottobre e novembre delle scorso anno era formato da abbigliamento. Un primo passo da compiere è rappresentato dal porta a porta anche per il tessile, mentre stiamo studiando altre soluzioni perché questa enorme quantità di rifiuti possa entrare nel circuito del riciclo. Dobbiamo affinare il sistema che permette di destinare i capi ancora in buono stato al mercato degli abiti usati e alla filiera del riciclo delle materie tessili". Entro il 2023 è prevista anche in Italia l’attuazione di uno dei decreti contenuti nel ’Pacchetto di direttive sull’economia circolare’ adottato dall’Unione europea che stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero delle discariche entro il 2025: le finalità sono favorire percorsi di riciclo e riutilizzo e, come nel caso dell’industria tessile, ridurre gli impatti causati dal comparto sull’ambiente. Secondo la Commissione e il Parlamento Ue, il settore è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra.

"A giudicare dalla mole di rifiuti tessili che finiscono in discarica le direttive europee acquistano forza", aggiunge Ciolini . Così come acquista forza il progetto dell’hub del riciclo tessile che ha tenuto banco negli ultimi mesi. L’impianto da 8.000 metri quadratiu che nascerà in via di Baciacavallo è stato pensato per trattare 34.000 tonnellate all’anno di scarti tessili. Un impianto voluto da Comune e Alia e sostenuto dalla categorie economiche e dai sindacati, che trova forza nei risultati parziali della prima indagine conoscitiva sui rifiuti tessili che oggi finiscono in discarica.

Silvia Bini