Il fiume di soldi che attraversa Prato "In azione strane agenzie illegali"

L’allarme del procuratore Nicolosi alla tavola rotonda sulla sulle mafie organizzata dalla Prefettura. Bartoloni (Finanza): "Saldatura fra gruppi criminali e grandi evasori". Il prefetto Messina: "Lo Stato vincerà"

"A Prato le organizzazione criminali sperimentano schemi innovativi, che dopo essere stati messi a punto da qui partono per essere in breve tempo estesi anche ad altri territori. Si tratta di meccanismi illegali che vengono testati a Prato perché qui ci sono i soldi, tanti soldi, la condizione primaria per chi voglia fare affari in modo illecito". Lo ha detto Giuseppe Nicolosi, capo della Procura della Repubblica di Prato, intervenendo ieri mattina alla tavola rotonda organizzata dalla prefettura nel teatro del Convitto Cicognini per parlare del presente e del futuro delle organizzazioni criminali e delle strategie con cui le istituzioni statali le stanno combattendo. L’occasione era data dal quarantennale dell’uccisione del prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e dei trent’anni dell’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

"Le mafie oggi ci sono, ma si vedono meno, uccidono meno, fanno meno rumore rispetto a quelle delle stragi e delle bombe", ha detto la prefetta Adriana Cogode introducendo la mattinata, a cui hanno partecipato le massime cariche politiche e istituzionali della città e delegazioni di studenti dello stesso Convitto Cicognini e dell’istituto Buzzi. Le mafie non si vedono più come prima, ma continuano a fare soldi: un filo conduttore lungo il quale il dibattito, moderato dal caposervizio de La Nazione David Bruschi, si è sviluppato richiamando più volte le peculiarità del territorio pratese. "Qui la criminalità organizzata e gli evasori fiscali si saldano in maniera clamorosa perché il primo fenomeno alimenta il secondo e viceversa", ha spiegato il generale Bruno Bartoloni, comandante regionale della Guardia di Finanza. "Sono due mondi in parte diversi che si parlano e hanno stretto una salda alleanza", ha aggiunto, trovando conferma anche nelle parole del procuratore Nicolosi, che ha spiegato come la Procura da lui guidata stia sempre più mettendo a fuoco, nell’ambito di indagini che si trovano ancora in una fase iniziale, il ruolo di quelle che lui stesso ha definito "sorta di agenzie illegali che hanno il compito di mettere a disposizione di varie e diverse realtà il grande fiume di denaro che attraversa questa provincia". "Si tratta di un fenomeno - ha aggiunto - finora inedito ma che stiamo vedendo già ben radicato, e vogliamo capire ancora meglio nelle sue dinamiche". Alla tavola rotonda una presenza decisamente importante: quella del prefetto Francesco Messina, direttore centrale della polizia anticrimine del Ministero dell’Interno, che concentrando la propria analisi sullo stato di salute della mafia ha spiegato come la prospettiva di una completa eradicazione del fenomeno non sia così lontana dall’avverarsi come poteva essere solo qualche anno fa: "Sono ottimista - ha detto - perché penso davvero che il traguardo non sia lontano". Con lui anche il colonnello Stefano Fedele, vicecomandante della Legione carabinieri toscana, con un passato in prima linea a Palermo nelle delicate inchieste sulle famiglie mafiose, e Stefania Pellegrini, professoressa presso l’Università di Bologna e grande esperta dei fenomeni criminali che sulla zona grigia delle imprese che colludono con le organizzazioni criminali ha scritto un libro completo e pieno di analisi interessanti. "Come si riconosce la mafia oggi? Prima va studiata - ha detto - Quindi conoscerla per riconoscerla".