
Gian Paolo Zanetti
Prato, 22 agosto 2023 – Cinquantacinque anni fa, nella notte tra il 21 e il 22 agosto, furono uccisi Barbara Locci e il suo amante, Antonio Lo Bianco.
Fu risparmiato il bambino che era in auto con loro, il piccolo Natalino Mele. Per il duplice omicidio di Signa fu condannato Stefano Mele, il marito tradito della Locci. A sparare i proietti Winchester serie H una pistola calibro 22, prababilmente una beretta.
Attorno a quest’arma (mai ritrovata) corre tutta la vicenda del Mostro di Firenze. Nel 1982, dopo altre quattro coppie ammazzate, una pista investigativa collega infatti la pistola del delitto di Signa a quella degli altri omicidi. Nasce la pista sarda.
Ed è di un faentino ma pratese d’adozione, Gian Paolo Zanetti, 50 anni, una laurea in scienze politiche a Firenze, uno degli ultimi libri dedicati al killer delle coppiette: "Mostro di Firenze. La madre di tutte le indagini", uscito i primi di agosto (è autoprodotto, chi volesse acquistarlo può scrivere una mail a [email protected]).
Lei si occupa di spedizioni internazionali, ma da alcuni anni interviene su web radio e blog, e ha fatto alcuni podcast dedicati al mostro. Come è nato questo interesse?
"Per caso. Nel 2009 avevo regalato a mio cognato alcuni libri sul mostro. Li trovò interessanti e mi invitò a sua volta a leggerli. Da lì ho iniziato ad approfondire la vicenda. E a un certo punto mi sono chiesto: posso fare un passo in avanti nella conoscenza dei fatti? E ci ho provato".
Come?
"Andando alle fonti originarie. Ho fatto domanda al presidente del tribunale di Firenze di poter accedere agli atti relativi al primo duplice omicidio, quello del 1968, come studioso. Poi ho chiesto un secondo nulla osta: il faldone su Signa, essendo considerato caso chiuso, è consultabile infatti a discrezione del sostituto procuratore. Sono stato fisso in procura per 13 giorni".
Un lavoro immenso.
"Sì. Degli atti non è possibile fare foto o fotocopie. Così nel libro li ho riportati in parafrasi in rigido ordine cronologico e completi di tutti i dettagli. ll mio libro è l’unica cronistoria esistente delle indagini relative al primo duplice omicidio".
Lei avrà una tesi...
"Certo, la mia idea ce l’ho, ma nel libro non riporto alcuna tesi. L’unico intento è accompagnare il lettore in una lettura più approfondita della vicenda. La mia soddisfazione è che a a 55 anni dal duplice delitto di Signa questa è l’unica monografia completa interamente dedicata al caso Locci-Lo Bianco".
Ha ancora senso scavare nella storia del Mostro?
"Secondo me sì. Io mi ero fatto un’idea personale prima di questa esperienza. Mi si è ulteriormente rafforzata studiando gli atti in ordine cronologico. Un approccio da storico. Questo modus operandi può offrire spunti nuovi, magari. Ma ritengo che solo con il dna si possano fare passi avanti ulteriori".
Nel titolo definisce quella del mostro di Firenze la madre di tutte le indagini...
"Sì. È un’indagine ancora aperta ed è una delle più vecchie: ci sono ancora 3 duplici omicidi senza un colpevole. E il primo delitto assume un carattere particolare perché è da qui che la pistola ‘entra in gioco’".