REDAZIONE PRATO

L’hub Pegaso è destinato a non chiudere mai. "Diventerà il primo ospedale di comunità"

Nel post pandemia la struttura di via Galcianese si trasformerà radicalmente. Ma serviranno gli aiuti del fondo sanitario nazionale

Ospedale

Prato, 15 ottobre 2021 -  Da simbolo della lotta alla pandemia a ospedale di comunità oltre che centro di riferimento per il trattamento con gli anticorpi monoclonali dei pazienti affetti da coronavirus. E’ il destino del Centro Pegaso, trasformato dalla Regione in 29 giorni con una procedura d’urgenza da spazio produttivo a realtà sanitaria nell’autunno del 2020, quando c’era da fare fronte rapidamente all’incalzare dell’epidemia. Che questa sarà la parabola del Pegaso lo ha annunciato ieri mattina il presidente della Regione Eugenio Giani durante l’inaugurazione della mostra itinerante "Con cura, con amore, con rigore. Viaggio nella storia dei vaccini", percorso storico in 24 pannelli, che raccontano la battaglia dell’uomo contro virus e malattie, oltre che l’impegno di scienziati e medici.

Un allestimento che è visibile al primo piano della palazzina del Pegaso 2, il primo hub vaccinale della provincia di Prato. "A fine pandemia il Centro Pegaso, che oggi ospita i degenti affetti dal virus, sarà un modello di ospedale di comunità, una struttura a metà strada tra la cura domiciliare e il ricovero ospedaliero. Sarà qui che sperimenteremo uno degli elementi portanti della riforma sanitaria su cui sta lavorando il ministro Speranza", ha aggiunto Giani. Dunque la sperimentazione dell’ospedale di comunità avrà inizio proprio da Prato e dal Pegaso, non appena l’emergenza sanitaria sarà finita. Il governatore toscano è consapevole che per compiere questo passo siano necessari gli aiuti del fondo sanitario nazionale. L’ospedale di comunità è solo uno degli step per la riorganizzazione del servizio sanitario locale, che sarà completato dalla creazione di comunità della salute, l’estensione delle attuali case della salute, nelle quali i cittadini troveranno ancora più servizi con medici, farmacie, le Usca e un reparto di diagnostica.  

«La rete delle case di comunità e degli ospedali di comunità dovrà anche rispondere alle esigenze del personale: potremmo iniziare a realizzare questi progetti nella misura in cui il fondo nazionale sanitario ci sosterrà", ha spiegato Giani guardando al futuro. E pensando a un futuro più vicino, resta in ballo l’utilizzo dei due hub, il Pegaso all’ex Creaf e il Pellegrinaio Novo nel complesso dell’ex Misericordia e Dolce. "Se le richieste di vaccinazioni per le terze dosi rimarranno consistenti, allora resteranno in funzione entrambi. In caso contrario, di fronte ad una minore richiesta, procederemo con la chiusura del Pellegrinaio e concentremo l’attività vaccinale al Pegaso 2, dove si continuerà a praticare il trattamento delle cure monoclonali".  

Sara Bessi