VANESSA LUCARINI
Cronaca

Gli ex lavoratori stritolati dalla crisi "La vera paura? Perdere la casa"

Emergenza oltre le aspettative, dipendenti e autonomi nel tunnel della povertà. Più 10% di richieste. ai servizi sociali. Diocesi e Caritas: "La maggior parte di chi chiede aiuto aveva un impiego e l’ha perso".

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di Vanessa Lucarini

"Nei mesi successivi al lockdown le persone che si sono rivolte ai servizi sociali sono aumentate del dieci per cento", afferma l’assessore alle politiche sociali del Comune di Prato Luigi Biancalani. Una percentuale che si compone soprattutto di lavoratori dipendenti e autonomi, le categorie che più di altre stanno subendo i colpi della crisi occupazionale conseguente all’emergenza Covid-19. Siamo davanti a uno spicchio di povertà tutta nuova che preoccupa e che al momento le istituzioni cercano di arginare con un prolungamento degli ammortizzatori sociali. Azione che si aggiunge ai tanti provvedimenti presi fin dall’inizio del lockdown e che, coadiuvati dalla grande mano tesa del mondo del volontariato, consentono per ora di tenere la situazione sotto controllo. Biancalani non esita a elencarli, partendo dai buoni spesa fino ai contributi per gli affitti, e così tra le righe racconta la storia di una città che in pochi mesi sta subendo grandi trasformazioni.

Durante il lockdown a spaventare erano il virus e la fame, ora la paura più grande è quella di restare senza una casa. A dirlo è Idalia Venco, direttrice uscente della Caritas Diocesana di Prato, che afferma con una certa preoccupazione: "L’emergenza è alta, è andata oltre le aspettative. Quella alimentare è parzialmente superata, ora si chiedono sostegni per pagare bollette e affitti di abitazioni e negozi". A dimostrarlo ci sono le 693 domande presentate per il ‘Bando contributo straordinario per affitto’ pubblicato sul sito del Comune di Prato, di cui 606 accolte e 87 respinte. A queste si assommano le 108 domande raccolte per accedere al Fondo di solidarietà il Buon Samaritano, promosso dalla Diocesi e gestito dalla Caritas attraverso la onlus Insieme per la Famiglia, di cui Venco è presidentessa. Il Fondo è stato istituito per dare un aiuto concreto a chi sta vivendo situazioni di difficoltà economica legate alla pandemia. Una base di 150.000 euro depositati da Diocesi e Caritas che sta crescendo grazie a donazioni da parte di aziende e privati. Per ogni domanda accettata, fino a 1500 euro di fondo perduto da utilizzare prevalentemente per far fronte a mutuo, affitti e utenze. L’iniziativa si rivolge soprattutto alle vittime della crisi occupazionale generata dal lockdown: disoccupati per mancato rinnovo di contratto, lavoratori precari, lavoratori autonomi che hanno dovuto sospendere o cessare la loro attività, lavoratori dipendenti che non hanno ancora riscosso la cassa integrazione. Stando al primissimo bilancio del Fondo pubblicato sul sito della Caritas Diocesana il 31 luglio, le richieste discusse dalla commissione di valutazione sono 56. Quarantuno le domande accolte: 24 italiani e 17 stranieri che beneficeranno dei primi 49.335 euro del fondo. "La maggior parte dei richiedenti sono persone che avevano un contratto da lavoratore dipendente", ha precisato Venco al termine della prima riunione della commissione. Dato che conferma una tendenza già registrata a fine aprile dal report di monitoraggio delle Caritas della Toscana, che vedeva tra i 3.042 nuovi poveri rilevati a partire dal 10 marzo una preponderanza dei disoccupati da lavoro dipendente.

In un quadro socio-economico fortemente compromesso, il rientro dell’emergenza alimentare rispetto ai grandi numeri registrati durante il lockdown rappresenta una delle poche note positive. Il servizio di distribuzione alimentare tenuto dai volontari della Chiesa di Santa Maria delle Carceri riporta un calo d’affluenza del 40% rispetto ai mesi del lockdown. Più stabili anche i numeri delle richieste d’accesso all’Emporio della Solidarietà, che secondo i dati forniti dall’Agenzia d’informazione Sir durante il lockdown avevano raggiunto un incremento del 32,6% rispetto alla media del 2019, con picchi di 950 nuove tessere erogate alla settimana nel periodo più critico. Un risultato che premia lo sforzo immane compiuto dalle istituzioni e dalle associazioni di volontariato durante la fase più calda dell’emergenza. Emblematiche le 5884 richieste pervenute al Comune di Prato nel mese di aprile per i buoni spesa. "Abbiamo dovuto far fronte a un’istruttoria di quasi 6000 domande possibilmente in 24 ore", afferma la referente dei Servizi sociali del Comune Eva Maria Szabo. "Si trattava di buoni che andavano dai 100 ai 400 euro, cifre esigue da erogare in fretta per tamponare una situazione d’emergenza". Un tamponamento da un milione di euro di fondi pubblici che sono bastati ad accogliere solo 3301 domande.

Successivamente per venire incontro a chi non ha avuto accesso ai buoni spesa è stata attivata la distribuzione dei pacchi alimentari: un progetto da 90.000 euro che ha visto il coinvolgimento di Associazione La Pira, San Vincenzo De Paoli, Cives, Caritas e Arci. In particolare quest’ultima ha messo a disposizione sei circoli per la distribuzione. Prezioso anche il contributo del Comitato Pro Emergenze che attraverso donazioni gestite della protezione civile si è attivatoancora prima dell’arrivo dei buoni governativi. Risorse private che essendo meno soggette ai rallentamenti della burocrazia hanno risposto in modo più snello ai bisogni impellenti della società in tempo di Covid.

(1 - continua)