M. SERENA QUERCIOLI
Cronaca

Ginevra nata da mamma surrogata "Eccola qui: non la nascondiamo"

Patrizia e Damiano raccontano la storia della loro quinta figlia, venuta al mondo a giugno in Ucraina. "L’ha partorita una ragazza di 27 anni in piena emergenza Covid. E per vederla abbiamo dovuto aspettare"

di M. Serena Quercioli

Due embrioni congelati in Repubblica Ceca per quattro anni e infine una decisione da prendere. Patrizia e Damiano hanno scelto di non farli distruggere e di cercare, invece, una madre surrogata. E così è arrivata Ginevra, nata a Kiev in Ucraina e ora entrata nella loro famiglia. E’ il quinto figlio di Patrizia Lo Bracco e di Damiano Pini. Patrizia, 46 anni, che abita a Quarrata, insieme al padre gestisce la scuola Judo Club di Carmignano. E’ anche operatrice olistica professionale. Damiano è un perito elettronico. Dal loro matrimonio, prima di Ginevra erano già nati Andrea (23 anni), Simone (20 anni), Francesca (17 anni) e Alessandro (5 anni). Proprio Alessandro "che non voleva nascere" è stato l’artefice della venuta al mondo di Ginevra, il 12 giugno scorso, in un modo che non avrebbero mai immaginato. In Italia la pratica dell’utero in affitto non è consentita poiché integra la fattispecie di illecito affidamento di minori.

La legge italiana punisce sia la madre surrogata che porta a termine una gravidanza per conto di altri, sia i committenti, a prescindere dal fatto che la consegna del neonato sia subordinata al pagamento di un prezzo o meno. Dalla procreazione assistita a cui i due genitori sono ricorsi per avere Alessandro, alla maternità surrogata per Ginevra il passo è stato breve.

Patrizia, come ha maturato queste decisioni?

"Dopo tre parti non potevo più restare incinta se non con la procreazione assistita e cinque anni fa, dopo otto tentativi non andati a buon fine in Italia, ci siamo rivolti ad una clinica di Brno in Repubblica Ceca ed è andato tutto bene: è nato Alessandro. Gli embrioni in eccedenza sono stati conservati ma con una scadenza e dei cinque rimasti ho provato, per una nuova procreazione, con tre ma non era destino. Dentro di me sentivo però che avevo perso una bambina e che questa bambina era nel mio futuro. Nel frattempo è passato qualche anno e dovevamo decidere cosa fare dei due embrioni rimasti. In questi casi ci sono tre possibilità: donarli alla scienza per la sperimentazione, donarli ad una coppia per concepire un figlio o lasciarli morire. Abbiamo deciso per una quarta opzione: la maternità surrogata che si può fare in Ucraina".

La clinica di Kiev a cui vi siete rivolti ha selezionato la mamma e voi avete la possibilità di conoscerla?

"Sì in alcune cliniche c’è questa opportunità. Le donne ucraine possono fare nella loro vita due maternità surrogate, ma devono essere sposate e già con figli. Vittoria, la nostra mamma surrogata, è una ragazza di 27 anni, lavora in un autolavaggio, è sposata, ha un figlio ed aveva già portato a termine una maternità per una coppia tedesca. Per lei è stata l’occasione di sistemare la sua vita a livello economico. All’inizio non ero convinta poi conoscendo Vittoria ho capito, a pelle, che era la persona giusta. Tanto che durante il lockdown, quando aveva già partorito, Vittoria è sempre rimasta in ospedale per non lasciare la bambina da sola. Il legame fra noi è durato tutto l’anno, via internet e WhatsApp e Vittoria ha anche imparato un po d’italiano. Ora ci sentiamo ogni tanto e se lei verrà un giorno in Italia sarò felice di rivederla".

Come è andato il viaggio di ritorno da Kiev con la piccola Ginevra?

"Ginevra è nata il 12 giugno ma i porti, causa emergenza Covid, sono stati aperti solo il 22 giugno. I voli che avevamo prenotato erano stati cancellati e Vittoria è riuscita a rimanere in ospedale, altrimenti devi pagare delle baby sitter che si prendono cura dei bambini ’parcheggiati’ in attesa che arrivino i genitori. Ci ha assistito l’avvocato Giorgio Muccio di Bologna, specializzato in materia, che ha fatto sì che l’ambasciata di Kiev rilasciasse un passaporto provvisorio per la bambina. A Fiumicino ovviamente non riconoscono questa procedura e si avvia una ipotesi di reato a carico della madre che resta aperta per 30 giorni".

Poi l’iscrizione nell’anagrafe del Comune di Quarrata...

"Abbiamo richiesto l’iscrizione e gli uffici hanno temporeggiato a lungo perché era il primo caso del genere che trattavano. Così un giorno ho preso la bambina e sono andata dal sindaco nel suo ufficio e gliel’ho presentata. E’ stato risolto tutto, altrimenti avremmo dovuto rivolgersi alla Cassazione".

Ginevra sarà battezzata a breve: il parroco come ha reagito?

"Il battesimo è fissato per il 13 settembre, don Alessandro non mi ha chiesto come è nata Ginevra e io non ho specificato. Non sono credente ma ho battezzato tutti i miei figli. Il paese è piccolo, la voce si è sparsa e penso che don Alessandro sappia tutto".

Ginevra potrà sentirsi discriminata in futuro...

"Alessandro ha 5 anni e dice già che oltre alla cicogna e al cavolo c’è il suo sistema di nascita. Lui sa come è nato. Io penso che già dal primo anno di vita bisogna iniziare a raccontare ai bambini la loro storia. Ginevra è nostra figlia, proprio come gli altri. Nella corte davanti a casa, quando non era ancora nata, trovai un braccialetto di plastica con la scritta Ginevra e quello è stato il segnale che mi has pinto a darle quel nome. Certo, in tutto questo è servito tanto coraggio".