Festa a Prato per gli 80 anni di Piero Lenzi: "Ho fermato Altafini, ma i nipoti no"

Piero Lenzi, ex giocatore e allenatore del Prato, festeggia oggi i suoi 80 anni. Una vita dedicata al calcio, ricca di sacrifici e di ricordi, con 66 presenze in serie A e 111 in serie B. Ora godendosi la compagnia delle sue nipoti.



Festa a Prato per gli 80 anni di Piero Lenzi: "Ho fermato Altafini, ma i nipoti no"

Festa a Prato per gli 80 anni di Piero Lenzi: "Ho fermato Altafini, ma i nipoti no"

Ottant’anni. E’ il traguardo a cui arriva oggi Piero Lenzi, nato in quel di Tobbiana dove tutto è genuino come acqua di fonte, personaggio senza fronzoli tagliato con l’accetta dopo esser stato all’attenzione di tutti come giovane stopper cresciuto nelle file del Prato, poi in serie A con Fiorentina, Venezia, Pisa e Foggia, in serie B con Prato, Foggia e in serie C con Empoli e Livorno, collezionando complessivamente 66 presenze in serie A e 111 e 2 reti in serie B. Poi allenatore del Prato e di altre squadre importanti: Verona, l’Udinese (giovanili), Avellino, Ascoli, Lecce, Rondinella e Aglianese. Una vita impastata di genuinità e spirito di sacrificio. Un solo rimprovero benevolo glielo fece Altafini, allorché Piero si trovò a marcarlo come stopper in uno storico Pisa-Milan: "Smettila di rovinarmi le caviglie", gli disse. E lui col candore del bravo ragazzo: "Josè, per tenere a freno te che sei bravissimo, non ho altro sistema".

"Ho affrontato gli attaccanti più famosi di allora – racconta adesso – con un gioco argine e macchia, scarno ed essenziale, affidandomi alla tempestività nel marcamento a uomo e appoggiandomi al centrocampista vicino per la costruzione offensiva". La scoperta di Piero Lenzi si deve all’allenatore delle giovanili Natale Faccenda: "Venne a vedere una partita Uisp dello Jolo. Fece una retata: io, Balsimelli, Vieri, Naviragni, Chiarini, Bertini passammo alle giovanili e poi alla prima squadra. Alcuni di noi salimmo alla serie A; Bertini, Boninsegna e Vieri ebbero il privilegio addirittura della nazionale". Approdò alla prima squadra in serie C nella stagione 1963-64, presidente Baldassini, allenatore Ferrero. Fra i giocatori di allora, ancora residenti a Prato: Vincenzo De Dura, Riccardo Moradei e Italo Rizza, due anni dopo Roberto Vieri.

Un po’ di biancazzurro ancora nel cuore: "Tantissimo. Come dimenticare i tempi belli dello stadio stracolmo? Dopo la famiglia veniva subito il Prato. Il 1° ottobre si giocherà Prato-Aglianese, il luogo dove sono nato e quello dove ora vivo. Se mi volete, sarò lì con voi in tribuna". Ora pensionato a tempo pieno.

"Certo. Il cellulare l’ho buttato via. Per un po’ il caricabatterie è stato il mio cordone ombelicale. Ora che mi sono messo in pantofole, lontano dalle interviste e dalle Tv private di cui sono stato opinionista, mi godo il contatto le mie tre nipoti. Chi è nonno sa che fin da quando il nipotino afferra per la prima volta il tuo dito con la sua piccola mano, ne diventi dipendente. I nonni ti vedono crescere, sapendo che ti lasceranno prima degli altri. Forse per questo ti amano più di tutti".

Roberto Baldi