"Fermiamo tutti le aziende per un giorno I costi di gas ed energia sono insostenibili"

La proposta di Astri: "Non c’è tempo da perdere: occorrono risposte". Data di svolta: il 9 settembre, dopo l’incontro europeo sul price cap

Migration

I costi energetici oscillano, la produzione è in parte appesa a quello che sarà deciso a Bruxelles il 9 settembre quando l’Europa è chiamata a fissare un tetto massimo sui prezzi. E l’associazione Astri (Associazione tessile riciclato italiano) non intende subire la spirale schizofrenica del costo del gas, lanciando una proposta dirompente e provocatoria: una serrata per un giorno dell’intero distretto. Stop alle macchine e alla produzione per 24 ore. "Non c’è tempo da perdere: se non otterremo risposte, siamo pronti a manifestare. Un distretto come il nostro non può fare a meno di far sentire la propria voce", dicono dal consiglio direttivo di Astri. Una preoccupazione per il futuro prossimo dell’attività manifatturiera che ha come deadline proprio il 9 settembre. "In quella data è fissata una riunione straordinaria a livello europeo con gli Stati membri e la presidente Ursula Von der Leyen per valutare il price cap di gas ed energia - spiega Fabrizio Tesi, presidente di Astri - Nell’attesa vogliamo dare un segnale forte alle istituzioni, che ci debbono stare a sentire: dopo due anni di pandemia, in cui il tessile abbigliamento ha sofferto, il settore deve essere preso in considerazione con proposte concrete per arginare la crisi dei costi energetici. Se non viene trovata una soluzione le aziende saranno costrette a ricorrere in maniera massiccia alla cassa integrazione".

Astri invita a mettere da parte tutti gli indugi e accogliendo il grido di allarme delle associazioni di categoria e degli altri soggetti del territorio, rilancia "con la proposta di fermare le aziende per un giorno se la situazione non verrà risolta al più presto, in segno di protesta".

Un gesto estremo, si capisce, ma dettato dalla forte preoccupazione espressa dai soci di Astri. Dati alla mano, "il costo della produzione tessile ha raggiunto cifre da capogiro, difficili da far digerire ai clienti - dicono dall’associazione - . Alcune lavorazioni stanno lavorando in perdita, per non fermare le macchine e la produzione del distretto, ma la situazione non può durare a lungo". Il 2022, tutto sommato, ha regalato "soddisfazioni per il rinnovato interesse dei brand mondiali a tornare a produrre nel distretto". Il timore è che "adesso la situazione possa trasformarsi in un boomerang pericoloso, con ordini da evadere a costi che non sono più sostenibili". Uno degli spettri che si agita in fondo al tunnel del momento "è che si debbano fermare le macchine e fare un ricorso massiccio alla cassa integrazione straordinaria, per sostenere anche le aziende di piccole dimensioni, che spesso svolgono lavorazioni strategiche e che non sanno come continuare ad operare", dice Tesi.

Al momento, il consiglio direttivo di Astri non sta "ricevendo risposte e quello dei costi energetici non ci pare sia un tema prioritario della campagna elettorale: chi si prenderà la responsabilità di mettere sul tavolo delle proposte credibili?", si chiede. Una situazione che non può durare a lungo con bollette di gas ed energia alle stelle per aziende energivore come tintorie, rifinizioni e filature.

"Invitiamo tutto il distretto a mettere in campo una strategia comune. Uniti possiamo dare un segnale forte - prosegue Tesi - Le nostre aziende non possono permettersi di perdere ordini. In una tempesta perfetta come questa si rischia di mettere in crisi l’esistenza di imprese fondamentali per la tenuta di tutto il sistema produttivo del tessile". Fra le questioni che vanno ad accavallarsi con le bollette impazzite di gas ed energia, c’è anche la partita dei finanziamenti ottenuti durante il periodo del Covid e che adesso vanno restituiti. "E’ necessario procedere con un congelamento dei finanziamenti, almeno per un paio di anni – conclude Tesi – Sarebbe importante che lo Stato potesse intervenire in modo immediato per coprire quelle che sono le differenze sulle bollette che si pagavano un tempo e quelle attuali, che ci mettono fuori gioco a vantaggio di altre realtà come la Turchia".

Sara Bessi