REDAZIONE PRATO

Fallimenti pilotati col trucco dell’apri e chiudi A gestire il sistema c’erano professionisti

In manette cinque fra commercialisti e consulenti del lavoro. Arrestati anche 24 imprenditori cinesi. Maxi sequestro e perquisizioni in città

Il sistema imprenditoriale cinese, tessile e pelletteria, è frenetico: apre e chiude le aziende in due-tre anni per eludere i controlli e il fisco. Semplicemente, non rientra nei doveri di quegli imprenditori pagare tributi e versare i contributi previdenziali. Il sistema re-intesta le aziende-capannoni-laboratori-alveari dove sono stipate legioni di schiavi a cottimo (basso) a parenti, dipendenti. Risultano tutti ‘regolarmente’ nullatenenti: impossibile chiedere loro di saldare l’Erario. Cosicché milioni su milioni su milioni di fatturato volano in Cina tramite i money transfer più spregiudicati. Anche in senso letterale: negli aeroporti fiamme gialle e agenzia delle Dogane hanno intercettato spesso corrieri con pacchettate di euro. E se i milioni ritornano, quando ritornano, creano nuove pesanti situazioni di squilibrio nel nostro mercato del lavoro. Se ne parla da anni. Si è capito, si sa, che il sistema si regge non su azzardo e improvvisazione bensì sulla conoscenza precisa, articolata delle nostre norme. E dei modi illegali per aggirarle.

L’operazione del nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze ha scoperchiato il vaso di Pandora sul sistema cosiddetto ‘Apri e chiudi’: dietro i cinesi, accanto ai cinesi, a dirigerli perfino ci sono – secondo gli investigatori – fior di professionisti. Sono loro addirittura a pilotare la gigantesca frode. Oltre a 24 imprenditori cinesi arrestati (ai domiciliari), fra cui molti residenti a Prato, il giudice per le indagini preliminari Gianluca Mancuso ha firmato – su richieste del procuratore aggiunto Luca Tescaroli e del sostituto Fabio Di Vizio – gli arresti di commercialisti di fatto e soci occulti e consulenti del lavoro del noto studio Venezia di Sesto, aperto nel ’73, una sede distaccata all’Osmannoro. In carcere Cristina Vinciguerra (commercialista e socia occulta), Francesco Schiavone (commercialista), Francesca Venezia (consulente del lavoro), Stefano Murdocco (commercialista e socio occulto); per Dalina Koroveshi (indicata a sua volta come socia occulta) l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte a settimana. In manette una collaboratrice, trait d’union con il pianeta Cina, Yang Chang Zhum, alias ‘Maria’.

Ufficialmente alla procura risultano un soggetto iscritto all’Ordine regionale dei commercialisti, uno al registro dei consulenti del lavoro, 2-3 inquadrati come collaboratori dello studio. Per loro l’accusa è di associazione a delinquere e frode al fisco in un tourbillon di ditte ("innumerevoli") intestate a prestanome e finalizzata a reati tributari e fallimentari. Riconosciuta l’aggravante di cui al decreto legislativo 74, pensata specificatamente per i professionisti che prestano consulenza fiscale pur a fronte di reati di questa portata ed entità, reiterati peraltro.

In parallelo, disposto il sequestro ‘per equivalente’ di 40 milioni di beni di varia natura: soldi sui conti, abitazioni, residenze estive, macchine e orologi lussuosi, aziende ritenuti "provento illecito dei reati, tra i quali la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte". Che poi 40 milioni è l’imponibile dichiarato evaso e poi c’e’ il nero. E’ ragionevole moltiplicare questo importo per 2-3 volte.

Giovanni Spano