
Il presidente esecutivo di Estra Francesco Macrì
Giù le mani da Estra, perno della holding di Alia Multiutility (che ne possiede il 40 per cento). È un gioiello di famiglia ma va valorizzato perché ha grandi potenzialità, una storia nel mondo dei servizi ai cittadini e del mercato ed ha un dna che affonda nella Toscana della provincia (Prato in primis ma anche Siena ed Arezzo) che si rimbocca le maniche e porta risultati.
Francesco Macrì, presidente esecutivo della società (una multiutility ante litteram per luce e gas) è pronto a fare le barricate pur di difendere l’esperienza consolidata in Toscana ed esportata nelle Marche, realtà competitiva con le grandi società nazionali. Una posizione ferma, che trae forza anche dall’orgoglio di quanto fatto nel corso di decenni di sviluppo e di quanto può fare (c’è il piano industriale 2024- 2028) espressa ieri davanti alla Commissione consiliare Controllo e garanzia presieduta da Gianni Cenni.
Macrì lo ha detto chiaramente negli oltre quaranta minuti di presentazione di dati e analisi e rispondendo alle domande dei consiglieri ’commissari’. Dalle 13 alle 15: due ore per far capire che il modello attualmente realizzato da Alia Multiutility non valorizza Estra.
"La società che presiedo - ha detto Macrì - non ha slancio con il progetto Alia sopra la testa, è confinata in un recinto: una macrostruttura sopra, tutto il resto sotto. Io stesso subisco il controllo di Alia, hanno detto occupatevi di energia e tra un anno vediamo. Ma Estra non si può ridurre ad una business unit di Alia Multiutility. Estra deve essere un motore della Multitutility toscana. Per questo chiedo a voi consiglieri comunali di Prato e alla città di tutelare questa società, un bene collettivo nato qui che ha trovato in altre realtà provinciali la sinergia per emergere".
Macrì ha fatto una puntuale ricostruzione: "Estra è come la Torre di Pisa: affonda le radici in Toscana ma si è sviluppata nel centro-sud Italia". Ha snocciolato numeri e prospettive: risultati molto positivi per ricavi, Mol, patrimonializzazione: "Siamo solidi, possiamo mettere il pilota automatico", ma Estra non sta alla finestra. Ed ha messo in campo un piano industriale per i prossimi cinque anni che vede Prato protagonista: è prevista la realizzazione di un impianto di cogenerazione per efficienza energetica con un investimento da 114 milioni "capace di scontare i costi di gas e energia rispettivamente del 10 % e del 27 %".
Il modello che il management di Alia ha impostato per dare gambe alla Multiutility non lo convince; Macrì vorrebbe una organizzazione strategica industriale non verticistica (Firenze) ma condivisa. "Io sono un convinto assertore della Multiutility ma di quella versione holding dei territori che affonda la sua forza anche nella condivisione degli obiettivi con i soci, i Comuni, e le società che sono valori da ottimizzare non da comprimere". Il modello Multiutility dei territori cozza, secondo Macrì con il modello "One company" che tutto guida e decide. "Stile Acea" che ha cuore e testa a Roma.
"La Multiutility della Toscana per avere successo come la sua missione imporrebbe deve essere inclusiva: anche l’ultimo che ne entra a far parte deve avere le stesse garanzie e tutele del primo. E dovrebbe avere una governance diffusa, non dovrebbe essere tutto concentrato su Firenze". Un esempio? Iren ha centri nevralgici a Bologna, Reggio Emilia, Torino, Genova. "Così potrebbe essere per Siena, Prato, Arezzo e anche Grosseto in futuro". Obiettivi: puntare a tariffe vicine ai cittadini, offrire dividendi ai soci, produrre valore "in termini di occupazione e ricchezza perché con gli utili si fanno gli impianti".
Questione Borsa sì, Borsa no: per Macrì Piazza Affari dà forza agli investimenti, altrimenti ci sono bond e banche "ma se vai a bussare non devi subire turbolenze come la politica sta provocando in questi mesi".
Luigi Caroppo