REDAZIONE PRATO

Esplosione alla raffineria Eni di Calenzano: due morti e tre dispersi

Un'esplosione alla raffineria Eni di Calenzano ha causato due morti e tre dispersi, con un'onda d'urto avvertita in tutta la zona.

Un'esplosione alla raffineria Eni di Calenzano ha causato due morti e tre dispersi, con un'onda d'urto avvertita in tutta la zona.

Un'esplosione alla raffineria Eni di Calenzano ha causato due morti e tre dispersi, con un'onda d'urto avvertita in tutta la zona.

Ore 10, 22 minuti e 18 secondi ovunque cala il gelo. La raffineria Eni di Calenzano è esplosa. L’onda d’urto, registrata dai sismografi come un terremoto di magnitudo 1,5, è arrivata in tutta la piana. Da Prato fino a Pistoia il suono cupo si è diffuso a macchia d’olio. Chiunque nel raggio di chilometri si è fermato. I telefonini hanno iniziato a suonare, le chat sono impazzite. Dopo il boato, si è subito levata una colonna di fumo nera e intensa, che ha sprigionato un odore acre sulla parte est e visibile dalla gran parte della città. Occhi al cielo e preoccupazione. Che potesse essere qualcosa di grave si è intuito fin da subito. La colonna di fumo è diventata in pochi istanti sempre più visibile da ogni dove.

Nella zona de La Querce che in linea d’aria dista meno di un chilometro da Calenzano, luogo della tragedia, ma anche nel quartiere delle Badie durante l’esplosione i vetri delle finestre hanno tremato e quanti erano a lavoro o in casa si sono riversati in strada.

Il tam tam è stato immediato: tanti si sono attaccati al cellulare per chiamare i propri cari e chiedere conforto. Paura ovunque perché sul momento nessuno capiva di cosa si potesse trattare. Minuti interminabili dopo la deflagrazione, fino a quando si è diffusa la notizia dell’incendio allo stabilimento Eni. In poco tempo anche la viabilità è andata in tilt. Sul web hanno iniziato a girare fake news e video farlocchi di camion trascinati via, che in circostanze così delicate, contribuiscono solo a generare il caos.

Le notizie di morti e dispersi rimbalzavano come palle da bowling sugli schermi impazziti degli smartphone. Il bilancio che si è conosciuto solo ore dopo l’esplosione, è pesantissimo e non definitivo: due morti, tre dispersi e nove feriti. Nel frattempo chi era nella zona di Calenzano ha provato a spostarsi verso Prato mentre chi cercava di raggiungere la zona di Campi Bisenzio e Firenze è rimasto imbottigliato nel traffico impazzito. La Perfetti Ricasoli, viale della Repubblica, il casello di Prato est, la declassata si sono congestionati. L’uscita di Calenzano sull’A1 è stata chiusa in entrambe le direzioni fino alle 13, quando il casello è stato riaperto.

Anche la circolazione ferroviaria è stata sospesa sulle linee Firenze-Bologna e Firenze-Prato-Pistoia. In particolare è stata interrotta la circolazione dei treni regionali tra Firenze e Prato: la linea corre non lontano dall’area interessata. Attivato un servizio sostitutivo con bus, ma le ripercussioni sugli spostamenti dei pendolari ci sono state per tutta la giornata di ieri.

Alle 11,36 l’allert della Regione è suonato su tutti i cellulari: "Incidente all’impianto Eni, non dirigerti verso la zona e trova riparo al chiuso". La preoccupazione di molti, poi scongiurata nel pomeriggio di ieri ("non si registrano problemi di potabilità sull’acqua del pubblico acquedotto", ha scritto Publiacqua) è stata legata anche al possibile danno ambientale. Nella zona dove l’aria era irrespirabile, sono state distribuite mascherine, chi le aveva con sé quali cimeli del Covid, le ha indossate per provare a fare fronte all’odore acre.

La stazione installata a Prato a villa Fiorelli, nella sede dell’osservatorio geofisico della Fondazione Parsec, ha registrato l’esplosione: l’onda acustica accompagnata da una vibrazione sismica è comparabile ad un terremoto con magnitudo intorno ad 1.5. I dati sono stati rilevati dal geologo del Parsec Andrea Fiaschi. L’onda sismica si è propagata per diversi chilometri ed è stata registrata anche dalla stazione sismica installata a Pietra Marina nel comune di Carmignano anch’essa gestita dalla Fondazione Parsec e inserita nella rete nazionale. Mentre gli apparecchi registravano sulla carta la scossa un boato sordo risuonava in tutta la città.