
Da Viareggio a Prato, tutti i giorni: "Mille problemi senza informazioni"
Paolo Piccioli, 58 anni, di professione consulente del lavoro, dal 2007, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì percorre in treno la tratta da Viareggio, dove abita, a Prato dove ha lo studio. E’ una sorta di "superpendolare".
Piccioli, cosa significa viaggiare in treno tutti i giorni?
"Significa trovarsi in lotta con i treni, con disservizi continui, con continue interruzioni per i lavori delle nuove linee che durano da otto anni. Possibile?".
Quale il viaggio più tragico che ricorda?
"Mah... basta parlare del mese scorso quando in una sola settimana ci sono stati tre giorni di ritardi".
Può quantificare il ritardo?
"Invece di impiegare un’ora per arrivare a lavoro ne servono più di tre".
A che ora è costretto a partire per andare in ufficio?
"Solitamente prendo il treno da Viareggio delle 6,30, ma in questo periodo in cui ci sono gli ennesimi cantieri nella tratta da Pescia a Lucca sono costretto a prendere il convoglio delle 5,40 per arrivare ad un’ora decente a lavoro".
Nell’ultimo periodo ci sono state tante corse soppresse. "Continuamente. E il problema è che le comunicazioni con i pendolari sono minime".
Spieghi cosa significa essere in viaggio e scoprire che il treno è stato soppresso.
"Di solito arriva un messaggio sulla app di Trenitalia che avvisa della corsa cancellata praticamente a ridosso della stazione. A volte ci informano che è stato predisposto un servizio di bus, a volte ci troviamo costretti a chiamare casa, a volte ad attendere ore in stazione".
Il servizio di bus funziona?
"L’altra serata alle 21 eravamo a Lucca, dove di solito i treni vengono interrotti, in attesa di un pullman che avrebbe dovuto portarci a Viareggio e che non è mai arrivato".
Perché tutte queste cancellazioni?
"Le spiegazioni sono fantasiose, da qualche tempo stanno utilizzando la giustificazione che il treno è soppresso per presenza di animali di grossa taglia sulla linea, credo semplicemente che i treni vengano fermati perché sono stracarichi".
E lo sono?
"Lo sono all’inverosimile. Non solo persone, ma anche biciclette, monopattini che sono pericolosi perché si rischia di cadere oltre ad essere spesso di intralcio davanti alle porte".
Come ci si può difendere?
"Ho dei colleghi pendolari con i quali ci sentiamo e ci avvisiamo a vicenda di eventuali ritardi e mancanze di treni".
Una soluzione fai-da-te?
"Le notifiche ufficiali non arrivano e se arrivano sono fumose, il personale delle stazioni non viene quasi mai informato e quindi l’unica possibilità è arrangiarsi".
E la sicurezza?
"Non c’è. Negli ultimi anni la situazione è molto peggiorata. Non ci sono controlli, e quando ci sono vengono fatti a persone che si suppone possano avere il biglietto o pagare la multa. Il capotreno? E cosa può fare una persona da sola?...".
Ha mai assistito ad aggressioni?
"Per mesi abbiamo avuto a che fare con una banda di bulli. Salivano a Montecatini e iniziavano ad offendere i passeggeri, forzavano le cabine degli altoparlanti per dire al microfono parolacce e bestemmie. È durato mesi senza che nessuno mai intervenisse".
Esiste una soluzione?
"Sono necessari controlli costanti, solo facendo scendere chi non ha il biglietto il servizio migliorerebbe subito".
Silvia Bini