Coronavirus, i cinesi a Prato: "Abbiamo chiuso quasi tutto, così abbiamo vinto"

Parla il consigliere italo-cinese Wong

Cittadini cinesi a Prato (Foto Attalmi)

Cittadini cinesi a Prato (Foto Attalmi)

Prato, 21 marzo 2020 - "Abbiamo fin da subito bloccato tutte le attività, anche prima del lockdown dell'Italia". La comunità cinese di Prato, all'inizio del contagio del coronavirus, è stata guardata con sospetto come possibile focolaio di contagio. Il modo con cui hanno affrontato l'emergenza si è rivelato però vincente. Non risultano casi nella comunità, neanche tra i 2500 cinesi rientrati in Italia dopo le vacanze per il Capodanno cinese, rientro per il quale c'erano state notevoli polemiche.

Il Covid 19 non ha colpito la comunità cinese in Toscana, grazie a norme rispettate scrupolosamente ancora prima che diventassero obbligo in Italia, con la quarantena autoimposta e una ferrea organizzazione per la spesa e tutte le necessità. "Tante misure prese dai cittadini hanno anticipato quelle che sono state le decisioni del Governo - ha spiegato Marco Wong, consigliere italo-cinese al Comune di Prato -, come la decisione di non mandare i figli a scuola, un fatto che inizialmente non ha mancato di suscitare l'interesse delle autorita'. Ma e' stata una decisione spontanea, nella direzione giusta".

Dolorosa ma necessaria per la comunità cinese la chiusura delle aziende orientali a Prato, che solo in città sono 4830. "Molte ancora sono chiuse - ha aggiunto Wong -, spesso anche quelle che potrebbero restare aperte, come quelle alimentari e chi decide di restare aperto gia' da prima degli obblighi ha invitato tutti a rispettare le norme di sicurezza, con mascherine e gel disinfettanti, per addetti, clienti e fornitori".

Per tante aziende il danno economico è rilevante: "C'è preoccupazione - ha proseguito Wong - e tanti sono costretti a grossi sacrificio, ma che passano in secondo piano rispetto al pericolo per la salute".

La comunità cinese è stata d'esempio fin dall'inizio dell'emergenza, e oggi può anzi contribuire attivamente alla lotta al virus: anche ieri il Governo della provincia di Wenzhou, da dove proviene la maggior parte dei cinesi di Toscana, ha effettuato una donazione di mascherine, guanti, tute e occhiali destinate all'ospedale di Prato tramite le associazioni cinesi della città.

"In Cina oggi le mascherine si trovano - ha concluso Wong -, il problema sono la logistica e la burocrazia, da qui la decisione di molte associazioni di organizzarsi per fare la donazione; oggi l'emergenza è in atto in vari Paesi e la mancanza di voli commerciali diretti e' un problema perche' succede che le mascherine vengano sequestrate in caso di controlli doganali; le piccole donazioni quindi sono difficili, ma le quelle più grandi riusciamo a farle arrivare".