Classe II A scuola media don Bosco, Prato

Lo scrittore Curzio Malaparte colloca sul Monteferrato l’ingresso da cui entrarono Dante e Virgilio

"Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ’l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate".

I versi iniziali del III canto dell’Inferno suonano nella loro magnificenza e hanno fatto fantasticare migliaia di lettori e scrittori in tutto il mondo per cercare di localizzare effettivamente la porta di accesso all’Inferno. Diversi studiosi, negli anni, hanno ipotizzato posti anche lontanissimi tra loro, come, ad esempio, il Lago d’Averno in Campania o Hierapolis in Turchia. Curzio Malaparte, scrittore pratese vissuto nel Novecento, autore di romanzi famosi come Kaputt, La pelle e Maledetti Toscani, in alcuni brevi racconti scritti tra le due guerre mondiali colloca in Galceti il luogo da cui accedere alle porte dell’inferno. Lo scrittore racconta che un giorno un barrocciaio di Coiano, un ragazzo di nome Agenore, mentre trasportava il carro fece cadere una contenitore di acido solforico sulla schiena del suo cavallo uccidendolo atrocemente. Da quel giorno nessuno lo vide più in giro: si racconta infatti che abbia seguito il suo cavallo, ormai defunto, giù nell’inferno passando per la porta da cui entrarono pure Virgilio e Dante Alighieri.

In un altro racconto della stessa opera tre ragazzi si ritrovano lungo le rive del Fosso della Bardena e vanno alla ricerca di Agenore. In questo modo si spingono a ridosso della grotta gridando il nome del loro amico, ma ricevono soltanto il ritorno dell’eco. Decidono, quindi, di addentrarsi nella spelonca, ma qui "l’aria era fredda, s’udiva un lontano gocciolio, un chiuso sussurro". Allora uno dei tre grida nuovamente il nome dell’amico ma, impaurito dalla sua stessa voce amplificata dall’eco, si spaventa e costringe anche i suoi compagni a scappare rovinosamente dalla grotta.

Proprio nel mese di luglio dello scorso anno dalla lettura di queste pagine e delle descrizioni contenute, il professor Walter Bernardi, studioso della figura di Malaparte e presidente dell’associazione ’Curzio Malaparte pratese nel mondo’, è riuscito a risalire alla localizzazione della grotta. E così in concomitanza con le celebrazioni dell’anniversario della morte del celebre scrittore pratese, è stata realizzata e posta una targa di ricordo proprio all’imbocco dell’antro. Sarebbe bello se questo luogo diventasse una tappa importante della pratesità, utile a far vedere la complessità e la contemporaneità di uno scrittore che ha segnato la storia letteraria italiana della prima metà del Novecento.