
Salvare le praterie della Calvana, far tornare i pascoli sulle cime più alte e preservare la sopravvivenza di decine di specie di flora e fauna di interesse regionale e comunitario. Sono gli obiettivi del progetto Rivivi Calvana, promosso dall’Associazione sviluppo e salvaguardia della Calvana (Assc, nella foto i soci) e che sta coinvolgendo cinque Comuni: Prato, Vaiano, Cantagallo, Calenzano e Barberino di Mugello, oltre all’università di Firenze e di Siena. L’obiettivo è quello di arginare i problemi ambientali di abbandono della Calvana. Le vaste praterie create dall’attività di pascolo stanno infatti progressivamente sparendo. Questo perché in passato c’erano migliaia di pecore mentre adesso l’attività di pascolo è estremamente ridotta. E soprattutto non riguarda più le cime più alte della Calvana come Cantagrilli, Montemaggiore o le vette sopra i 700 metri. La diretta conseguenza è che la vegetazione si sta riappropriando delle praterie fra arbusti spinosi e rovi, andando a mettere a rischio una delle caratteristiche storiche della Calvana e in generale il suo habitat, che le ha permesso di essere inserita nella "Rete Natura 2000" della Commissione Europea.
"L’equilibrio naturale che si era creato ora è a serio rischio – spiega Eliana Serra, socia e guida ambientale dell’Associazione salvaguardia e sviluppo della Calvana – I pastori sono troppo pochi rispetto a quelli che servirebbero per garantire la pulizia automatica delle praterie. E così tante specie arboree e animali vanno scomparendo, facendo perdere anche il potenziale turistico intorno alla Calvana che, ricordo, è stata individuata come sito di interesse comunitario dall’Unione Europea". Da qui l’idea di riunire tutti i Comuni interessati in un unico progetto di salvaguardia della Calvana, trovando i finanziamenti necessari per mettere in campo azioni strategiche per il futuro. Il primo passo è quello di procedere con azioni manuali di decespugliamento del terreno e di ripulitura dei prati. Di pari passo si dovrà incentivare l’attività di pascolo nelle praterie presenti sulla sommità della Calvana, prevedendo la realizzazione di rifugi anti-lupo per le greggi. E ancora un piano di gestione a rotazione per dare la possibilità ai pastori già operativi in Calvana di poter usufruire delle praterie sommitali e garantire la formazione dei pastori dando loro nozioni su tematiche botaniche, zootecniche e di gestione del bosco. "L’idea è intanto quella di ripulire le praterie – prosegue Serra – e poi di utilizzare l’allevamento e il pascolo per lasciare intatto lo stato degli spazi verdi. Oggi purtroppo non è conveniente il pascolo nelle sommità perché non ci sono protezioni anti-lupo. Servono quindi assolutamente strutture adeguate per stallare capre e pecore". Le specie protette da Regione e Unione Europea presenti in Calvana sono molteplici. Fra quelle arboree troviamo la Sternbergia colchiciflora e la Gagea pratensis che solo recentemente sono state segnalate per la Toscana. Poi il Leucojum aestivum, le orchidee Orchis laxiflora, Serapias vomeracea, Serapias cordigera e Hymantoglossum adriaticum che sono poco frequenti e generalmente in declino. Infine la Centaurea arrigonii e il Thesium sommieri, due specie endemiche dell’Italia centro-settentrionale.
Tante le specie da salvaguardare anche sul fronte della fauna. Nell’elenco comunitario troviamo il calandro (Anthus campestris), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l’albanella minore (Circus pygargus), l’averla piccola (Lanius collurio), la tottavilla (Lullula arborea), il codirossone (Monticola saxatilis) e il culbianco (Oenanthe oenanthe). Questi sono tutti uccelli nidificanti legati alle praterie seminaturali, molti dei quali in forte declino a causa della riduzione degli spazi. Tra gli anfibi spicca il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), specie in diminuzione a livello di tutta l’area, che in Calvana utilizza per la riproduzione le sporadiche pozze d’abbeveramento per il bestiame. Infine la Phengaris arion, una farfalla piuttosto rara in Italia, la cui sopravvivenza dipende dalla presenza delle praterie.
"Aderiamo a questo progetto perché subito dopo il lockdown c’è stato un interesse straordinario nei confronti della Calvana – spiega l’assessore Lorenzo Marchi – Da più parti sono arrivate richieste di salvaguardarla e promozione di questo luogo con caratteristiche uniche. Tanti non pratesi ci dicono che è rarissimo vedere così vicino alla città questi animali selvatici. Come Comune siamo pronti a finanziare il progetto perché va nella direzione su cui stiamo investendo di promozione turistica e di tutela del patrimonio ambientale".
Stefano De Biase