
Una ditta collegata all’altra, la stessa proprietà nascosta dietro una serie di prestanome. E al centro di tutto, una business milionario nel distretto pratese: quello delle grucce. E’ quello che emerge dalla nuova protesta appoggiata dai Sì Cobas che da venerdì scorso portano avanti un picchetto permanente in via del Lazzeretto accanto ai lavoratori in sciopero della Digi, azienda del settore che produce grucce per i pronto moda del distretto. Questa volta, sono dodici i lavoratori, quasi tutti pachistani, che denunciano lo stato di sfruttamento che si celerebbe dietro alla fiorente attività. "Ho un contratto da quattro ore al giorno, in realtà ne lavoro 12 sette giorni su sette", racconta Zeeshan da sotto la tenda montata in via del Lazzeretto. "Quello che è più grave è che venerdì abbiamo avuto un incontro con la legale rappresentante della ditta – spiega Luca Toscano dei Sì Cobas – e ci avevano detto che avrebbero regolarizzato la posizione di queste 12 persone. In realtà abbiamo scoperto che da venerdì stanno tentando di svuotare i magazzini. Sono tre ditte, la Gruccia Creation, la Digi e la Ruentex, che sono strettamente collegate fra di loro come dei vasi comunicanti. Queste persone facevano i facchini per la Digi con orari di lavoro massacranti". Dai racconti emerge che i 12 pachistani facevano la spola fra il magazzino e le ditte del Macrolotto per consegnare la merce nei pronto moda. "Ogni carico del furgone da consegnare – aggiunge un operaio mostrando la foto di una fattura in cinese – ha un valore di 7.500 euro. Di consegne ne facevano 6-7 al giorno". Gli operai sono in attesa della stabilizzazione del contratto come promesso durante l’incontro fra i vertici aziendali e il sindacato venerdì scorso. "Proprio per vigilare sulla serietà degli impegni presi, venerdì abbiamo deciso di rimanere in presidio permanente davanti allo stabilimento, continuando l’agitazione. Dopo due giorni è ormai chiaro quali siano le intenzioni dell’azienda. L’obiettivo è svuotare lo stabilimento, portare altrove il lavoro e mantenere gli stessi livelli di sfruttamento ed illegalità. Non lo permetteremo", spiega Toscano che porta avanti questa nuova battaglia con la collega Sarah Caudiero.
"Abbiamo ripreso l’agitazione sindacale per fare capire all’azienda che non permetteremo che in via del Lazzeretto rimanga solo un capannone vuoto", proseguono dal sindacato. "In risposta l’azienda ha deciso di non aprire. All’interno rimangono ancora volumi di lavoro, presidiati dai lavoratori. Resteremo qui finché la situazione non si risolverà". I lavoratori delle altre due fabbriche produttrici di grucce – la Ruentex di via Gora Bandita e la Gruccia Creation di via dello Sprone – hanno deciso di unirsi allo sciopero e alla denuncia di sfruttamento, chiedendo anche loro "diritti e dignità".