Benigni, Nuti, De Bernardi & C. I pratesi del David di Donatello

Mercoledì i premi del 2023. Ecco la storia dei tanti riconoscimenti conquistati dalla nostra città. Il record de La vita è bella, la doppietta di Cecco come attore protagonista, la statuetta per Veronesi. .

Mercoledì scopriremo in diretta su Rai Uno i vincitori dell’edizione numero 68 del David di Donatello, il riconoscimento più importante del cinema italiano, diverse volte in passato ha premiato talenti pratesi. In ordine alfabetico: Roberto Benigni. Tra gli Oscar conquistati per "La vita e bella" e il Razzie Award che premia i peggiori, Benigni può vantare una grande quantità di David. Dal primo vinto nel 1989 come miglior attore protagonista per "Il piccolo diavolo" agli otto nel 1998 sempre per la "La vita è bella" (tra cui miglior regia, miglior film, miglior attore, migliore sceneggiatura) più un David Speciale Scuola, passando per altre candidature che non si sono trasformate in premi come quella per il miglior regista esordiente per "Tu mi turbi" nel 1983, come attore protagonista per "Pinocchio" nel 2003 e quello come attore non protagonista per "Pinocchio" di Garrone nel 2017. Per Benigni anche un David speciale della giuria nel 1992 per "Johnny Stecchino" e l’onore di ricevere un David di Donatello alla carriera nel 2017. Ancora David per il grande sceneggiatore Piero De Bernardi che premiano i copioni da lui scritti per tre pellicole di successo: "La stanza del vescovo" di Dino Risi, "Speriamo che sia femmina" di Mario Monicelli, "Io e mia sorella" di e con Carlo Verdone. Tre David nel corso di una carriera lunga mezzo secolo: forse pochi visto i tanti film scritti da De Bernardi con tanti capolavori (oltre 200 sceneggiature tra cui "C’era una volta in America" di Sergio Leone).

Francesco Nuti ha vinto ben due David come attore protagonista. Nel 1983 per "Io Chiara e lo Scuro" battendo grandi attori come Johnny Dorelli e Marcello Mastroianni e nel 1985 per "Casablanca Casablanca" superando la concorrenza di Michele Placido e Ben Gazzara. più altre candidature per "Tutta colpa del paradiso" e "Son contento". Non poteva mancare Giovanni Veronesi che vinse nel 1994 grazie alla sceneggiatura di "Per amore, solo per amore", firmata con Ugo Chiti. A lui spetta però un record negativo: dodici nomination per il suo "Che ne sarà di noi" e nessuna statuetta (è successo anche a Steven Spielberg nella storia degli Oscar...). Infine Pamela Villoresi: per lei una sola candidatura come attrice non protagonista per il film "Evelina e i suoi figli" battuta però da Nancy Brilli con "Piccoli equivoci". E la grande diva degli anni trentaquaranta Clara Calamai? Per lei mai nessuna candidatura e nessun premio, neppure alla carriera. Una dimenticanza imperdonabile. Per la star di "Ossessione" solamente un Nastro d’argento grazie al film "L’adultera" del 1946.

Federico Berti