
Alla scoperta dei falsi positivi nei coloranti per capi tessili. Lo studio del laboratorio Til
Sono sempre più stringenti i limiti che le normative nazionali e i singoli brand stanno imponendo all’utilizzo dei Pfas, i cosiddetti "inquinanti eterni". Il che significa che tali limiti si trasformano in una vera e propria sfida per le aziende del distretto, che in alcuni casi devono analizzare con attenzione i processi e le sostanze utilizzate per capire quale sia l’origine del Pfas, quando vengono rilevati in fase di analisi. Il distretto pratese non può che essere all’avanguardia anche su questo versante così importante e fondamentale per il suo core business nel tessile. Così il laboratorio TIL, in collaborazione con l’azienda Fratelli Ciampolini, ha effettuato uno studio innovativo, esaminando un’importante categoria di coloranti reattivi per fibre cellulosici che contengono nelle proprie molecole atomi di fluoro.
È proprio questa presenza di fluoro nella molecola del colorante, che potrebbe generare dei risultati non corretti, facendo erroneamente assimilare queste sostanze ai tanto temuti Pfas (risultati “falsi positivi”). Praticamente il tessuto potrebbe rispettare il limite stabilito, ma la presenza di queste molecole di fluoro lo mette praticamente fuori gioco, anzi fuorilegge. Questo è dovuto alla tipologia di analisi utilizzata. Le analisi per l’individuazione dei Pfas sono di due tipi: quelle target e quelle untarget. Le prime vanno a individuare una serie di Pfas già studiate e conosciute e che ad oggi sono una sessantina. Ma i Pfas sono in totale circa 10mila e questa tipologia di analisi viene spesso sostituita con quella untarget. E’ necessario, quindi, fare uno screening più ampio con il quale individuare tutte le molecole di fluoro organico.
Questa tipologia di analisi più accurata è quella che è stata scelta dalla California, che ha stabilito un limite molto basso alla presenza di Pfas nei tessili. La California ha fissato la restrizione dei Pfas imponendo un limite di fluoro totale (TF) di 100 mg/kg a partire da gennaio 2025 e lo diminuirà a 50 mg/kg da gennaio 2027.
Altri Paesi, tra cui anche l’Europa, e singoli brand stanno seguendo questa strada, anche se è molto difficile riuscire ad adeguarsi così velocemente a questi limiti.
L’indagine TIL è innovativa e mette in luce un problema che potrebbe riguardare anche altre categorie di prodotti chimici oltre a quelli analizzati, che possono contenere molecole di fluoro rilevate dall’analisi untarget, anche se non sono Pfas.