Addio a Ciatti: una vita per l’arte. L’uomo che curava i capolavori. Diresse l’Opificio per dieci anni

Si è spento a 69 anni l’illustre pratese. Nel 2022 ha fatto il suo ingresso all’Accademia dei Lincei. Fra i massimi esperti di restauro, i suoi testi sono tra i più utilizzati nelle università italiane.

Addio a Ciatti: una vita per l’arte. L’uomo che curava i capolavori. Diresse l’Opificio per dieci anni

Addio a Ciatti: una vita per l’arte. L’uomo che curava i capolavori. Diresse l’Opificio per dieci anni

È morto ieri a 69 anni lo storico dell’arte Marco Ciatti, pratese, per dieci anni guida dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, uno dei più prestigiosi istituti al mondo nel campo del restauro, e Accademico dei Lincei. Per quasi quarant’anni Ciatti ha messo a disposizione dell’arte il suo enorme bagaglio culturale e una passione altrettanto grande per il proprio lavoro. L’11 novembre 2022 ha fatto il suo ingresso all’Accademia dei Lincei, la più importante istituzione in Italia per la cultura. Ciatti, il ‘medico’ dell’arte: perché con passione ed estrema competenza ha curato centinaia e centinaia di restauri. Grazie a lui sono tornati a splendere capolavori che sono patrimonio dell’umanità. Una carriera luminosa, quella di Ciatti. Laureatosi con lode nel 1977 all’Università degli Studi di Firenze, dal 1980 è stato direttore coordinatore al ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dopo quattro anni di servizio alla Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Siena, dal 1984 ha operato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove è stato direttore del settore restauro dipinti su tela e tavola e del settore restauro manufatti tessili, nonché vicedirettore del settore restauro pitture murali e della Scuola di alta formazione. Dal 2012 al 2022 è stato Soprintendente dello stesso Opificio delle Pietre dure e laboratori di restauro. Nel corso della sua attività ha diretto, fra gli altri, il restauro delle opere di artisti del calibro di Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Botticelli, Raffaello, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Rubens e Pollock. Dal 1998 è stato docente a contratto di teoria e storia del restauro e di storia delle tecniche artistiche all’Università di Siena (sede di Arezzo), Firenze, Bologna, Cattolica di Milano e al Politecnico di Milano. Ha al suo attivo oltre trecento pubblicazioni, e ha tenuto convegni e conferenze presso istituzioni culturali specializzate a livello internazionale, quali il Kunsthistorisches Institut di Firenze, il Courtalud Institute di Londra, la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Getty Conservation Institute di Los Angeles e il Museo del Louvre di Parigi. Il suo manuale di storia e di teoria del restauro è uno dei testi più utilizzati nelle università e italiane. Tra le sue pubblicazioni recenti anche "Sul restauro dei beni culturali. Un viatico per gli studenti", che raccoglie una serie di riflessioni derivate dalla

sua esperienza professionale.

Nell’ultima intervista rilasciata a La Nazione di Prato, alla vigilia del suo ingresso all’Accademia dei Lincei, aveva speso parole di passione per il suo lavoro, che aveva lasciato da pochi mesi per la pensione. E alla domanda sui restauri per lui più importanti ne ha ricordati due, in particolare: "La Croce di Giotto di Santa Maria Novella, con i risultati dei nostri studi che hanno consentito di collocarla nel luogo originario, cioè al centro della chiesa e non in sacrestia, e la straordinaria Decollazione di San Giovanni Battista a Malta, un’opera che ti lascia senza respiro ed è l’unica che Caravaggio ha firmato".

Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi, oggi candidato sindaco di Firenze, lo ricorda come "storico dell’arte insigne. In lui splendevano intelligenza e cultura. Gli sarò sempre grato per l’intenso spirito collaborazione che ha caratterizzato il nostro lavoro comune, ma soprattutto per avermi fatto dono della sua amicizia".

Tante le reazioni in città, che ha appreso della scomparsa prematura di Ciatti. A partire da quella di Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, di cui Ciatti faceva parte come consigliere di indirizzo. "Provo sgomento e dolore profondo. Marco è stato per me l’amico di una vita. Con lui ho condiviso gli anni della formazione al liceo classico Cicognini, poi tutta la stagione del lungo e appassionato lavoro a servizio del nostro patrimonio culturale nel Ministero dei Beni Culturali, e ora l’impegno nella Fondazione – dice addolorata – Era una persona di altissimo valore e competenza, doti riconosciutegli a livello internazionale, a cui univa un un tratto di signorile squisitezza".

"La morte di Ciatti non è solo una brutta notizia per il mondo accademico e per quello della cultura, lo è anche per Prato, che oggi ha perso uno dei suoi figli più illustri e conosciuti – afferma Veronica Bartoletti, direttrice dei Musei della Diocesi di Prato ed intervenendo anche a nome della Diocesi – Ciatti ha sempre messo a disposizione la sua professionalità e le sue grandi competenze di storico dell’arte. Non ha mai fatto mancare sostegno e amicizia ai Musei diocesani. Un anno fa ha curato per noi una conferenza su Donatello e negli ultimi tempi ha prestato la sua consulenza per la mostra ‘Arte ferita, arte salvata’, dove è intervenuto alla inaugurazione. I tanti studenti pratesi, io compresa, che lo hanno incontrato nel loro percorso di studi, lo ricordano con stima e affetto".