"Let's kiss", Franco Grillini racconta al cinema la "rivoluzione gentile"

Al cinema Terminale la serata con lo storico attivista per i diritti civili

Franco Grillini davanti al poster di "Let’s kiss", documentario sulla sua vita

Franco Grillini davanti al poster di "Let’s kiss", documentario sulla sua vita

Prato, 1 ottobre 2022 - Arriva anche a Prato il film-documentario "Let's kiss (Franco Grillini-Storia di una rivoluzione gentile), che ripercorre anni di lotte dello storico attivista per i diritti civili. E lui, Grillini, pioniere dell'associazionismo gay in Italia (la sigla-fisarmonica Lgbtq+, come la definisce lui, era ancora di là da venire), sarà in sala, intervistato dal giornalista Federico Berti, per raccontare in prima persona questo lungo cammino. Appuntamento alle 21 di martedì 4 ottobre al cinema di via Carbonaia 31 (ingresso 8 euro, ridotto 6). Non è l'unica tappa toscana: il 4 novembre ci sarà il bis a Pontedera.

Grillini, perché parla di una "rivoluzione"?

Perché il cambiamento negli ultimi 40 anni è stato radicale, perfino misurabile. E' cambiato il modo di porsi nei confronti degli omosessuali e viceversa, grazie alla strategia della visibilità. Il processo del coming out è stato fondamentale, perché si accetta qualcosa che si vede e si conosce, mentre quello che non si conosce viene filtrato dallo sguardo del pregiudizio. Visibilità, insieme ad altri ingredienti. Il lavoro delle associazioni, la visibilità mediatica, l'uso attento della comunicazione, i rapporti internazionali perché quello che capitava in un altro Paese avesse ripercussioni anche altrove. E poi ci ha aiutati la biologia: il cambiamento generazionale".

I giovani oggi sono enormemente più aperti verso il mondo Lgbtq+.

"Certo, negli anni Cinquanta e Sessanta l'omofobia era fortissima, incentivata da tante 'agenzie' che qualificavano gli omosessuali come devianti, malati, pericolo per la moralità. Poi la fine degli anni Sessanta, il femminismo, il cambiamento di visione sulla sessualità, hanno aperto la strada e negli anni '90 ci fu il grande cambiamento con l'Organizzazione mondiale della sanità che depennò l'omosessualità dalla lista delle malattie".

Perché parla di rivoluzione misurabile?

"Perché ci sono ricerche e studi. Ce n'è uno del 2019 per cui il 60% degli italiani accetta gli omosessuali, contro il 68% di media dell'Unione europea. Abbastanza in linea. Eppure ancora negli anni '90 gli omosessuali erano sempre al primo posto per antipatia, ricordo le ricerche di Arrigo Levi in proposito".

Come se lo spiega?

"Perché duemila anni di un odio coltivato per secoli non si cancellano in un giorno, ma in 50 anni è cambiato tutto e da un punto di vista storico 50 anni sono un fulmine. Poi certo, è un processo che va avanti con accelerazioni e pause, vedi l'orrendo applauso dei senatori italiani alla bocciatura del Ddl Zan. Che, ricordo, non è decaduto e può essere ancora riportato in aula...".

A proposito di politica attuale: con l'esito delle ultime elezioni vede un rischio di contrazione dei diritti civili in Italia?

"Sul piano legislativo no, Giorgia Meloni ha detto che le leggi approvate non saranno toccate e non dimentichiamoci che l'integrazione europa ci cautela in qualche modo perché una cancellazione di quelle leggi aprirebbe dei pesanti contenziosi per il nostro Paese. Diciamo però che come minimo non si andrà avanti, vedo un rischio forte che le leggi vengano svuotate e quindi rese inapplicabili. Si veda l'aborto: se si mettono obiettori di coscienza ovunque, la legge diventa inapplicabile. Sono pessimista, soprattutto se questa legislatura durerà 5 anni".

Insomma, di resistenze ce ne sono ancora.

"Pensi che i medici italiani hanno ancora un manuale del '90 che indica l'omosessualità fra le patologie e la transessualità fra le disforie di genere. Stiamo cercando disperatamente di convincere il ministro Speranza a fare un decreto per far adottare l'ultima versione aggiornata eppure non ci riusciamo. Perché?"

Passando al cinema: che esperienza è stata girare Let's kiss?

"Abbiamo iniziato nel 2019 a New York, per il 50esimo anniversario di Stonewall, i tre giorni di rivolta contro i soprusi della polizia nei locali frequentati da omosessuali. Fu una rivolta anche antimafiosa perché era la mafia a gestire quei locali. Abbiamo fatto addirittura 25 ore di girato, una documentazione incredibile. Poi è arrivato il Covid che da una parte ci ha rallentati, ma dall'altra ci ha dato anche delle opportunità: quella di avere Paolo Fresu per la musica, per esempio, era fermo per la pandemia e non faceva concerti quindi ha potuto dedicarsi al progetto, e poi il Covid ci ha dato le strade vuote: siamo andati a girare quando c'erano degli allentamenti delle restrizioni e trovavamo piazze e strade deserte, in pratica ci regalavano dei set cinematografici".

Un film che parla anche alle generazioni più giovani. Hanno un atteggiamento sul tema molto più aperto dei loro genitori.

"E' estremamente più facile parlare con questi ragazzi rispetto al passato, una generazione che viene definita 'fluida' perché loro per primi rifiutano le etichette e desiderano dei cambiamenti per una società più libera. A loro dico di seguire questa strada con gioia e determinazione, del resto sono protagonisti di questa storia: ai Pride due terzi dei partecipanti hanno meno di 25 anni, vengono con i loro amici. E se penso agli anni Ottanta, al primo Pride, quando eravamo in 150 da tutta Italia...".