REDAZIONE PONTEDERA

"Ripartire dopo tre mesi di stop? Sarà in parte una questione di testa"

Serie C, il Pontedera e l’ipotesi playoff, parla Bernardeschi, esperto di metodologia dell’allenamento

La partecipazione ai playoff – che potrebbero anche essere attuati con una formula più light, ossia tutti con gare secche - si trascina dietro la necessità di effettuare un lavoro atletico che richiede un’attenzione specifica. Se l’inizio degli spareggi sembra fissato per il 28 giugno o l’1 luglio (la decisione sarà del consiglio federale, lunedì) per il Pontedera che deve ancora riprendere la preparazione significa dover fare il conto con tempi ridotti. Per capire cosa ciò comporti ci siamo rivolti a Michele Bernardeschi, già docente di metodologia dell’allenamento alla facoltà di Scienze motorie all’università di Pisa, che gestisce il centro rieducazione posturale e fisioterapia Energy di Pontedera e Ponsacco, e che in passato è stato il preparatore atletico di Pontedera e Cesena.

Professor Bernardeschi, come si affronta una situazione senza precedenti come questa?

"Certamente prepararsi per una o più gare ufficiali dopo un periodo di inattività agonistica di 3 mesi e con appena tre settimane a disposizione è senza ombra di dubbio una situazione anomala, piena di punti interrogativi e difficilissima da inquadrare, e quindi prevedere, nei suoi risvolti sportivi".

Qual è l’aspetto più importante da considerare?

"Provando ad analizzare il momento nel modo più analitico possibile, si può certamente dire che il ruolo fondamentale in questa ripresa lo gioca soprattutto... la testa. Ossia l’aspetto cognitivo, emozionale e motivazionale che ciascun atleta porterà con sé in campo anche in base a come ha vissuto e quali implicazioni emotive ha subito da questa quarantena".

Sotto il profilo metodologico e anche fisiologico quali condizionamenti ci saranno?

"E’ chiaro che 20-25 giorni di tempo per prepararsi ad una o più partite ufficiali anche di una certa importanza sono pochi, anzi pochissimi. Fisiologicamente parlando sono completamente insufficienti per creare adattamenti positivi sulle qualità delle varie capacità condizionali, soprattutto forza e resistenza, utili al calciatore durante una gara".

A quali conseguenze possono andare incontro i calciatori?

"Una delle conseguenze principali sarà una riduzione della qualità della prestazione atletica e l’altra un maggior rischio di infortuni muscolari. Tuttavia possiamo anche dire che, se ogni atleta ha svolto diligentemente a casa una sorta di mantenimento muscolare, curando gli aspetti preventivi, come elasticità muscolare e mobilità articolare abbinando magari un minimo di potenziamento, ha creato i presupposti che possono consentire, lavorando correttamente nelle due-tre settimane prima della gara, di ridurre il rischio di infortuni muscolari e di arrivare ad una qualità sufficiente della prestazione atletica".

Alla fine quali fattori incideranno di più?

"Credo che oltre ovviamente al tasso tecnico tattico di ogni compagine, la differenza la possano fare lo spirito motivazionale e la rabbia agonistica che ogni atleta metterà in campo e che gli consentirà di superare le ovvie e scontate difficoltà atletiche, creando così i presupposti per ben figurare".

Stefano Lemmi