Il pareggio a Perugia visto in tre atti. Dal gol di Nicastro al contenimento

Il Pontedera affronta il Perugia con due sistemi di gioco, uno offensivo e uno difensivo, e con un atteggiamento attento evita di incassare una sconfitta che sarebbe stata pericolosa anche sul piano psicologico.

A 24 ore dalla sfida casalinga con la Recanatese (domani alle 18,30) merita il consueto approfondimento tattico post-partita l’1-1 di Perugia, maturato nella ripresa con il vantaggio per il Pontedera di Nicastro all’11° e il pari di Matos al 35° di una gara che può essere suddivisa in tre fasi. Prima fase, 1°- 56° minuto. Al Curi la squadra granata ha mostrato in maniera più marcata l’utilizzo di due sistemi di gioco, uno offensivo, riconducibile al 3-4-2-1, e uno difensivo, identificabile con un 3-4-1-2. Canzi ha deciso di affrontare il 4-3-3 offensivo del Perugia, che diventava un 4-5-1 difensivo, andando uomo contro uomo: gli attaccanti Nicastro e Ianesi che prendevano i due difensori centrali per stoppare la prima linea di gioco, Catanese che marcava Bartolomei, fonte principale del gioco avversario, Benedetti e Ignacchiti a bloccare le due mezzali, e la linea difensiva a cinque che lavorava sui tre attaccanti e i due terzini di casa. Il tecnico Baldini ha cercato di "aprire" i granata spostando molto fuori le mezzali per allargare i mediani, ma il lavoro degli esterni, Perretta e Ambrosini, è stato fondamentale, perché con i loro rapidi scivolamenti laterali il Pontedera ha tolto tempi e spazi di giocata ai padroni di casa, confermando di essere squadra che neutralizza molto le fonti di gioco avversarie . E’ stata una fase che ha contraddistinto le due squadre nella loro classica messa in opera, senza variazioni tattiche, neppure dopo l’uscita di Martinelli (17°) per una sub lussazione alla clavicola. Tutto ciò fino al gol dell’ex Nicastro.

Seconda fase, 57°-75° minuto. Il Perugia, in svantaggio, ha allora alzato il baricentro tenendo larghi e alti i terzini e lasciando gli esterni d’attacco liberi di svariare su tutto il fronte offensivo. Con l’ingresso di Seghetti (64°) è passato al 4-2-3-1, con Matos dietro il più avanzato Vazquez. Così il Pontedera è passato al 3-5-2 (anche con i cambi effettuati da Canzi) in modo da avvicinare le due punte per schermare meglio le giocate dei difensori centrali, e con i mediani, diventati a quel punto Catanese e Ignacchiti, ad arginare le due mezzali avversarie. E’ diventata così una fase mista, con la linea difensiva che ha lavorato più a zona, mentre la linea di mediana e attacco a uomo.

Terza fase, 76°-95° minuto. Qui gli umbri hanno espresso la massima spinta, costringendo il Pontedera a difendere negli ultimi 25 metri. E al 35°, lo stesso minuto in cui il cesenate Ogunseye aveva bucato Lewis per l’1-2, hanno trovato un gol, fortuito, dopo una palla persa banalmente dai granata. Stavolta però, contrariamente a quanto era accaduto col Cesena, il Pontedera non ha commesso l’errore di esporsi, accontentandosi di salvaguardare quello che aveva. Un atteggiamento che ha evitato di incassare il secondo gol, che avrebbe macchiato una prestazione importante, e una sconfitta (la terza di fila) che sarebbe stata pericolosa anche sul piano psicologico.

Stefano Lemmi