ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Teatro Voce e musica, due maestri sul palco

Torna sabato (21.30) a Capannoli la coppia artistica Marconcini e Daddi per il terzo spettacolo de "La Compagnia del Bosco"

Andrea Lupi e Valerio Perla. , Dario Marconcini e Giovanna Daddi

Andrea Lupi e Valerio Perla. , Dario Marconcini e Giovanna Daddi

Tornano al teatro di Capannoli, il 25 gennaio alle 21.30, due maestri pontederesi del teatro italiano nel terzo spettacolo prodotto da La Compagnia del Bosco con la coppia artistica Dario Marconcini e Giovanna Daddi. Lo spettacolo è la ricerca del nesso tra parola e musica, esplorando e sperimentando le possibili connessioni ritmiche, armoniche melodiche di due universi artistici imprescindibili tra loro. E dopo un percorso passato dai poeti della beat generation, da Lorca e Pasolini, in questo terzo reading si affrontano i due giganti Jacques Prévert e Bob Dylan. Anche questa volta il modus operandi è l’incontro/scontro tra due attori e due musicisti; jam session, reading o composizione multimediale? Indubbiamente poesia, o canzone.

Dario Marconcini e Giovanna Daddi sono le voci recitanti, Andrea Lupi a chitarre, basso e altri suoni, Valerio Perla a percussioni e altri suoni "Due momenti diversi per questi due poeti divisi da circa venti anni. Prevert scrive le sue poesie subito dopo la fine della guerra che ha insanguinato l’Europa. Sente il bisogno di riprendere la vita di tutti i giorni,fatta di piccole cose,il ritrovarsi sul lungo Senna, per le strade di Parigi, i suoi caffè, gli incontri di amore, il negozio della fioraia, gli amanti che si lasciano, i primi baci dei ragazzi, un’atmosfera che cerca disperatamente di ricomporsi davanti alle cose perdute. Tra ricordi, nostalgie e rimpianti, rivedere, insomma, uomini e donne, ancora con le loro risa, sospiri, affanni, tenerezze - sottolinea Marconcini - Venti anni dopo Prevert, comincia l’itinerario poetico di Dylan. In Occidente c’è la pace, ma è una pace attraversata da guerre lontane (il Vietnam) e da una generazione giovane che chiede spazio, dignità, rispetto e riconoscimento per le classi più povere e emarginate. Bob Dylan dà voce all’inquietudine di questi giovani che, pur amando l’America nel profondo, rifiutano il modo di procedere dei suoi governanti, rinnegano la guerra, denunciano le contraddizioni e le imperfezioni del potere. La voce degli ultimi, degli sfruttati, degli esclusi, trova qui nuove espressioni poetiche. La scena folk, percepita finora come una minaccia per l’establishment, riacquista ora una luminosità e, liberandoci la mente, ci indica un mondo migliore e la strada per raggiungerlo".