
La Procura ha incaricato la polizia di svolgere alcuni accertamenti
Pontedera, 15 luglio 2015 - Una voce decisa: «Mio fratello non era malato, me l’avrebbe detto, ne sono certo». Non ha più voglia di parlare il fratello del 76enne che di nascosto alla famiglia è volato in Svizzera per mettere fine alla propria vita. E’ troppo il dolore di un distacco che ha lasciato tanti punti interrogativi e lati oscuri e, almeno per ora, inquietanti. «Era stato qui da me il venerdì – ricorda l’uomo –. Eravamo stati insieme, abbiamo parlato, ha salutato mio figlio. Come sempre. Nulla poteva farmi pensare quello che è successo dopo, prima con la scomparsa e poi con la notizia del suicidio assistito in una clinica in Svizzera». Ma poteva essere malato ed aver nascosto tutto come ha fatto con l’ultimo viaggio? «Mah. Non aveva di certo malattie gravissime, non so di sue preoccupazioni di salute negli ultimi mesi. Ripeto: l’avrebbe detto. Chi di dovere farà chiarezza, segue tutto mio nipote, è lui che sta parlando con i medici e con chi di competenza per gli aspetti legali».
Avete provato ad andare in Svizzera a cercare tracce e pezzi di questo puzzle? «La Svizzera non è Lavaiano, a chi si chiede una volta là? Credo che debbano occuparsi della cosa persone esperte e competenti in materia, specie se ci sarà da chiedere giustizia». Se fosse stato malato i medici italiani a cui si è rivolto lo saprebbero? «Infatti... Ma non voglio aggiungere altro, davvero ora è il momento del silenzio». Intanto la famiglia aspetta che da Oltralpe arrivino le ceneri. Lui stesso, il 76enne che ha scelto la dolce morte, in una lettera scritta alla famiglia e recapitata quando tutto ormai si era compiuto, oltre spiegare le ragioni del gesto, annunciava che il suo ritorno sarebbe stato dentro un urna. Sulla vicenda come noto c’è un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Pisa. Il reato ipotizzato al momento nel fascicolo aperto contro ignoti sarebbe quello di «omicidio del consenziente», strettamente legato all’eutanasia. Illegale quest’ultima, in Italia. Consentita in Svizzera come suicidio assistito purché sussistano particolari condizioni: la malattia gravissima e irreversibile (come conferma Exit Italia). Secondo quelli che sarebbero i primi riscontri effettuati risulterebbe che l’uomo in questione soffrisse di patologie di livello medio: per accedere al protocollo dell’eutanasia Svizzera occorrerebbe essere malati terminali. E’ questo il punto, e infatti la famiglia si starebbe muovendo per chiedere verità e piena chiarezza. Fermo restando gran parte del copione già verificato – sulla base anche dei documenti prodotti dalla famiglia – dal commissariato di polizia di Pontedera che ha condotto indagini capillari e tempestive con la collaborazione della polizia internazionale: il testamento biologico con Exit Italia, i contatti con un’associazione d’Oltralpe che organizza l’ultimo viaggio, la richiesta e l’invio dei certificati medici necessari, il nulla osta, i bonifici bancari per pagare il servizio. Del caso si occupa il Sostituto Procuratore Paola Rizzo.