Ritrovamenti e sparizioni E domande ancora irrisolte

Alcune testimonianze incise sulla pietra sono andate perse con la demolizione delle fortificazioni

PONTEDERA

La “Storia di Pontedera” contenuta nei viaggi di Tozzetti ci regala altre preziose notizie e, della lapide di Palazzo Pretorio aggiunge: “Ivi sono scolpite sei Armi a mandorla tagliata. La prima ha un Campo tutto liscio, ed uniforme; la seconda e terza sono talmente corrose, che non si distinguono; la quarta ha la Croce insegna di Pisa; la quinta un Ponte con tre Archi, qual è l’Arme moderna della Comunità di Pontedera, e forse è la figura del Ponte più antico, la sesta ha il Campo tagliato orizzontalmente in due parti, nella inferiore delle quali si vedeno tre Stelle” e “da questa Inscrizione si vede che i Pisani avevano un Magistrato, col titolo di Pontenaro del Comune di Pisa, il quale si trova rammentato anco da uno Storico Pisano nel 1380, e presedeva ai regolamenti de’ Fiumi e Fabbriche de’ Ponti, quasi appunto come gli Ufiziali de’ Ponti e Torri di Firenze”. Tozzetti illustra anche un’altra serie di testimonianze: un’iscrizione “nella facciata d’una Casa accanto alla Porta Pisana, di dominio della Signora Franca Strozzi”, un’altra “nella facciata della Torre, o Mastio della suddetta Porta, adesso murata, che resta in faccia allo stradone del Pontadera” sotto la quale erano posizionate altre due “lastre”, infine un’altra memoria era “nella facciata d’una Torre incorporata nella Villa del Signor Senator Pucci”. La prima, datata novembre 1347, il compianto Caciagli la sintetizza così: “esaltava la ricostruzione del ponte sull’Era per volontà di Raniero Novello di Donoratico”; la seconda “portava scritto che Giovanni di Pancaldo Barbo operaio del castello di Pontedera, incominciò quest’opera nell’agosto del 1353”. Le due sotto riportano l’insegna di Pisa e ricordavano che “quest’opera fu fatta nel 1355 da Franceschini da Parma”. Quella nella villa Pucci raccontava dell’opera di ser Betto da Capannoli che aveva “lavorato a fare la terra di Pontedera” nel 1348. Oggi due le possiamo ammirare nel Santuario del SS. Crocifisso, le altre sono andate perdute con la demolizione delle fortificazioni.

Michele Quirici